Il primo giorno di Carlo tra i curiosi al bar e il ristorante «sold out»

Assembramento davanti al locale di Cracco E al bancone uno scontrino ogni 42 secondi

Il primo giorno di Carlo tra i curiosi al bar e il ristorante «sold out»

Alle 16,05 entri da Cracco in Galleria Vittorio Emanuele, e ti fermi al bar, dopo qualche minuto di attesa perché un cortese buttadentro, per evitare affollamenti davanti al bancone fin-de-siècle (il penultimo siècle), fa entrare le persone con il contagocce.

Ti fermi alla cassa e chiedi un caffè.

«Un euro e trenta», ti risponde la cassiera.

Paghi pensando «nemmeno tanto» e ti ritrovi in mano un piccolo reperto in forma cartacea 57x135 millimetri, dei quali 45x40 occupati dal nome di Cracco.

Lo scontrino reca il numero progressivo numero 676 e calcoli quindi che, nelle otto ore di apertura, il bar dove tutti ieri volevano entrare aveva emesso 84,5 scontrini all'ora, una media di uno ogni 42 secondi. «Ma la gente - ti dice sornione Alessandro Troccoli, cracchiano di lungo corso e direttore di sala - vuole curiosare, quindi entra e che fa? Prende un caffè, che è la cosa che costa meno. Poi c'è anche chi borbotta perché dice: ma il caffè è solo un caffè? Che cosa si aspettavano, che fosse frizzante?».

La gente è curiosa. Fuori, in galleria, si ferma a drappelli davanti alle vetrate parzialmente oscurate che costringono le persone a mettersi sulla punta dei piedi per sbirciare dentro. «Ieri più di una volta ho dovuto far pulire i vetri sporchi delle impronte delle dita e dei nasi della gente», ti dice ancora Troccoli, che poi ti informa che ieri il contapassi del suo iphone è arrivato alla vertiginosa cifra di 33mila, tutti indoor. Aprire un ristorante molto atteso fa dimagrire.

La gente è curiosa ma anche lamentosa. «Cinque piani e poi fanno un bar piccolo dove si deve fare la fila per entrare», sintetizza un anonimo signore con cappello che da qualche minuto aspetta per entrare davanti a te. Pansa tu.

Poi sopra c'è il ristorante. Che già ieri ha fatto registrare il tutto esaurito, con qualche ospite di riguardo come il patròn di Identità Golose Paolo Marchi, che scappa via dopo il pranzo per un impegno, ma ha l'aria felice del pasto appena consumato. Ti informi per sapere quando troveresti un tavolo se decidessi di prenotare e ti rispondono: «Fino al 6-7 marzo siamo pieni». Il menu è in piena continuità con quello di via Victor Hugo, qualche piatto storico come il tuorlo d'uovo marinato, l'omaggio alla milanesitudine del risotto allo zafferano con midollo (42 euro), un menu stringato con lo schema 4-4-4-4 (quattro antipasti-quattro primi-quattro secondi di pesce-quattro secondi di carne) e il solo vezzo di una sezione dedicata alle uova, un menu degustazione da 190 euro. Il piatto più caro? Il rombo in crosta di cacao, pastinaca alla nocciola e tè affumicato: 110 euro ma per due persone. Il carpaccio di moro oceanico, ricci di mare, caviale e limone, per dire, ne costa 70 ma è per un solo commensale.

Inizia a lavorare anche la sala Mengoni, al secondo piano, quella dedicata agli eventi privati. Ieri sera c'era una serata per una maison di moda. Alè.

Nel bar passa Rosa Fanti, la deliziosa moglie di Cracco, e sua collaboratrice. Anche lei racconta di essere trasecolata guardando i chilometri percorsi salendo, scendendo, correndo, sbrigandosi. Ma il sorriso resta quello di chi ha fatto due nozze in poche settimane.

Cracco lo sentiamo via sms: «Contento del primo giorno?», gli scrivi. «Molto bene!», risponde stringato.

Fuori-dentro la gente continua a sbirciare. Presto, oh signur, l'inserviente dovrà pulire di nuovo le tracce dei nasi dei milanesi.

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