I radicali? «Non sono le sigle a fare le differenze. Se ci sono valori che ci accomunano bisogna discutere. E penso che si possa ragionare». La politica della Regione sull'aborto e l'applicazione della legge 194? «La legge 194, che è una legge dello Stato, è una legge per la maternità e deve trovare applicazione concreta, anche con tantissimi altri strumenti per far fronte alle difficoltà di chi deve decidere se portare avanti una gravidanza». Una risposta per non dispiacere all'area cattolica, se non fosse che tra i suoi punti di riferimento per la sanità poi cita Mauro Buscaglia, primario di ginecologia al San Carlo, abortista, noto per aver fatto ricorso contro le delibere salvavita della giunta Formigoni.
Umberto Ambrosoli, nella sua prima conferenza stampa pubblica, è impegnato nella quadratura nel cerchio, o almeno nella composizione degli opposti. Come mettere insieme il bianco e il nero? E cioè un accordo con i radicali sui valori con la salvaguardia dei buoni rapporti con l'Udc? Il tema della difesa della vita è caro ai cattolici, per non dire irrinunciabile, e le posizioni destinate ad entrare in conflitto.
«La violazione della legalità ha prodotto il venir meno della precedente giunta regionale» dice Ambrosoli. E fa l'elogio dei radicali «capaci di andare a testa bassa anche quando sembrava che una verifica doverosa (delle firme false, ndr) fosse impossibile». Il centrosinistra che sogna è «senza trattino». Una precisazione che richiama anni di dibattiti sulla sinistra centro o il centro sinistra. Ma anche se ha rivelato che andrà a votare alle primarie di sinistra, si rifiuta di rivelare per chi: «Il voto è segreto».
Un piglio equilibrista e un temperamento schivo che l'hanno portato a perdere all'applausometro il primo confronto con gli sfidanti. All'auditorium San Carlo, martedì sera, il più apprezzato è stato il giornalista Andrea Di Stefano. Ambrosoli non nega: «Essere schivi è un ostacolo da superare. La mia personalità cambierà».
Al Teatro Litta lo accompagna la moglie Alessandra. Lui spiega di sognare una giunta di quarantenni: «Se penso a una riunione di giunta, immagino persone della mia generazione, con il dovere di prendere in mano la propria vita. Dico no a una visione dei quarantenni come generazione schiacciata». E il programma? «Non è un programma ma sono le linee guida di un progetto. L'ho redatto non da solo. Da solo non sarei assolutamente in grado di lanciare una sfida per la regione Lombardia». Promette che le primarie serviranno anche a stendere il programma «insieme con i cittadini».
Ha già pensato all'assessore alla Sanità? Lui fa un elenco di personalità che probabilmente costituiranno la base (o almeno la militanza) della sua lista civica. C'è il primario Buscaglia di cui dicevamo.
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