Il confronto Milano-Roma si gioca a suon di indagati. Non solo l’assessore capitolino all’Ambiente, Paola Muraro, ma anche il sindaco di Milano del Pd, Beppe Sala, risulta iscritto al registro degli indagati.
L’iscrizione nasce da un esposto di Fratelli d’Italia che accusa il primo cittadino di non aver inserito alcuni immobili e quote societarie nell’autocertificazione patrimoniale, come richiede il decreto legislativo 33/2013 sulla trasparenza della Pubblica amministrazione. Sul Corriere della Sera, però, si ricorda che la procura, a luglio, ha chiesto l’archiviazione del caso per Sala.
Il 19 febbraio 2015, “nella qualità di amministratore delegato di Expo 2015”, Sala compila l’autocertificazione “sul mio onore” e “consapevole delle responsabilità e delle sanzioni penali per le false attestazioni e dichiarazioni mendaci”. In questa autocertificazione, però, Sala omette di possedere due motocicli e di detenere il 20% delle azioni della Kenergy spa e il 18% della Tunari Real Estate srl in Romania. Tralascia anche di dichiarare una casa in Svizzera; e di due fabbricati, una villa e una pertinenza edificati nel 2014 a Zoagli (Genova) su un terreno invece certificato da Sala.
La mancata indicazione della casa in Svizzera e delle quote nelle due società prevede una sanzione amministrativa, mentre le omissioni sulla proprietà di Zoagli avrebbero potuto configurare il reato di falso in atto pubblico.
Alla fine, la procura di Milano ha, però, concluso che non si è trattato di un falso ma l'allora commissario di Expo avrebbe “si sarebbe limitato a dichiarare la titolarità del terreno a Zoagli sul quale gli immobili sono stati edificati” e, quindi, avrebbe semplicemente fornito dei dati incompleti.
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