Cronaca locale

In Procura c'è un pm in più (e una mega inchiesta flop)

In attesa di affrontare la pratica per nominare il nuovo capo della Procura di Milano, il Consiglio Superiore della magistratura si è preoccupato comunque di coprire almeno una parte dei «buchi» di organico tra i pubblici ministeri del capoluogo lombardo, accogliendo alcune domande di assegnazione presentata da magistrati desiderosi di far un'esperienza in quella che fu la culla del pool Mani Pulite. E tra le domande accolte c'è quella di un magistrato che in passato ha fatto parlare parecchio di sé, aprendo una inchiesta dai risvolti clamorosi, che lo ha portato a indagare alcune alte cariche dello Stato e a scavare sui rapporti occulti tra poteri deviati, sevizi segreti esteri, massoneria. Inchiesta poi finita in nulla, e costata al magistrato il trasferimento e un procedimento disciplinare.La toga che il Csm ha destinato a Milano si chiama David Monti, e da anni fa il giudice a Firenze. Ma il suo nome è rimasto impresso nelle cronache giudiziarie per l'indagine che Monti condusse quando era in servizio a Aosta come pm, e che venne battezzata «Phoney Money»: una indagine colossale che partendo da un traffico di titoli della Repubblica di Weimar arrivò a mettere nel mirino Licio Gelli, già maestro venerabile della Loggia P2, Umberto Bossi, Silvio Berlusconi. Il presidente delle Ferrovie dello Stato, Lorenzo Necci, venne raggiunto da un avviso di garanzia, e così pure il vicecomandante della Gdf, nonché l'allora segretario del comitato di coordinamento dei servizi segreti, Nicolò Pollari. L'ipotesi investigativa di Monti era che un comitato occulto tenesse le redini della finanza e della politica italiana: al centro dell'indagine, un faccendiere di nome Enzo De Chiara e un leghista della prima ora, Gianmario Ferramonti, già a capo della Pontidafin. Nell'aprile 1996 Monti fece arrestare Ferramonti e altre 16 persone con l'accusa di cospirazione contro gli organi dello Stato. Come riassunse qualche anno dopo un altro publico ministero, Antonio Ingroia, «l'indagine ruotava intorno anche alla nomina di Maroni a ministro degli Interni nel primo governo Berlusconi. Si ipotizzava che Maroni fosse stato nominato su input di determinati ambienti collaterali ai servizi americani». Ma pochi mesi dopo, appena insediata a Aosta, il nuovo procuratore Maria Del Savio Bonaudo revocò l'assegnazione dell'inchiesta a Monti, si impadronì del fascicolo, dissequestrò i titoli di Stato tedeschi e alla fine trasmesse tutto quanto per competenza alla Procura di Roma, dove l'anno dopo venne archiviata. Monti denunciò una serie di minacce ai suoi danni. E nel 1998, nei pressi di Firenze, rimase vittima di un grave incidente automobilistico.Ora, dopo il lungo «esilio» al tribunale di Firenze, torna a fare il pm, e riparte da Milano.

Ma riparte della gavetta, o poco più: Monti, infatti, sarebber stato assegnato al pool esecuzione, da cui non potrà gestire alcuna indagine.

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