Un posto di ricercatore universitario di ruolo, in questi tempi di disoccupazione intellettuale, fa indubbiamente gola: e su luci ed ombre dei concorsi che assegnano le cattedre si raccontano spesso cose poco simpatiche. Il Politecnico di Milano non fa eccezione. Tanto che è dovuta intervenire la magistratura per mettere ordine nel concorso del 2009 per un posto di ricercatore nella facoltà di Ingegneria, dopo che la commissione esaminatrice aveva assegnato lambito incarico ad una giovane e brillante aspirante, che aveva anche il pregio di essere la segretaria del presidente della commissione stessa. Unaltra concorrente aveva fatto ricorso al Tar della Lombardia, segnalando la anomalia di un incarico assegnato ad una persona in stretti rapporti con chi doveva effettuare la scelta. E nei giorni scorsi il Tar ha accolto il ricorso.
Accade tutto intorno al bando con cui nel giugno 2009 il Politecnico aveva indetto una gara per coprire un posto di ricercatore di scienza e tecnologia dei materiali. A presiedere la commissione esaminatrice è uno dei docenti più in vista del polo accademico milanese, il professor Alberto Cigada, ordinario d Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica. Nellottobre 2010, ecco il responso: la commissione presieduta da Cigada sceglie come vincitrice M.V.D., una delle aspiranti. A quel punto il gossip che già prima della decisione circolava nei corridoi della facoltà sui rapporti tra la candidata e il presidente della commissione si fa inevitabilmente più intenso. E viene portato allo scoperto dal ricorso che la concorrente D.D.M. presenta al Tar, sostenendo da un lato che la commissione non ha valutato come meritavano i lavori scientifici portati a sostegno della sua candidatura. E soprattutto che a presiedere i lavori non poteva essere il professor Cigada, visti i suoi rapporti con una delle candidate, risultata alla fine la vincitrice.
Cigada è infatti presidente dellAssociazione italiana di ingegneria dei materiali, con sede a Napoli. E qui ha come segretaria una giovane e volonterosa studiosa. É lei che gli cura le pubblicazioni e gli organizza i convegni. E quando al nord si libera un posto ad Ingegneria, ovviamente la giovane studiosa fa domanda per la facoltà di Cigada.
Aveva o non aveva, il professore, un dovere di astenersi dal giudicare una sua pupilla? Sul punto, la sentenza del Tar si dilunga. Non esiste, scrivono i giudici, una incompatibilità prevista per legge, nei casi in cui nellambito accademico aspirante ricercatore e docente abbiano avuto occasione di collaborare. Ma in questo caso siamo, dice il Tar, davanti a un altro tipo di rapporto, ovvero ad una collaborazione con Cigada «maturata nellambito di una struttura esterna, in cui la stessa ha prestato la propria attività al di fuori del cursus honurum indispensabile onde aspirare al posto di ricercatore» e «inevitabilmente ascrivibile alla sfera personale degli interessati».
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