"Pronti a curare bimbi ucraini"

Solidarietà da tutti. La Regione Lombardia apre un "corridoio" per i piccoli malati. Ma per l'estrema sinistra la colpa della guerra è degli Usa

"Pronti a curare bimbi ucraini"

Manifestazione per la pace, Palazzo Marino illuminato da ieri con i colori giallo e azzurro della bandiera ucraina, locandine nei negozi con la scritta «Stop war». Milano si stringe intorno al popolo ucraino sotto attacco della Russia. E la Regione apre un corridoio umanitario per i bambini malati di tumore curati dalla onlus Soleterre. Il dottor Damiano Rizzi, presidente della onlus e psicologo clinico di oncoematologia pediatrica dell'Irccs San Matteo di Pavia, ha raccontato ieri che l'associazione sta continuando a curare i bimbi «all'interno dell'Istituto nazionale del cancro di Kiev. Lo facciamo in un rifugio, in un sottoscala protetto, con i materassi per terra e i bambini attaccati alle pompe di chemioterapia per proseguire le cure. I piccoli stanno vivendo una doppia guerra, curarsi dal tumore e proteggere la propria vita dai bombardamenti.

E vederli in uno scantinato è disumano. Abbiamo 15 casi gravi, gli altri li abbiamo spostati in altre città». E il governatore Attilio Fontana, dopo aver ascoltato le «toccanti parole del dottor Rizzi» lo ha contattato e ha promesso: «Ci attiveremo per sostenere concretamente il loro prezioso lavoro e faremo il possibile per favorire l'attivazione di un corridoio umanitario per poi aiutare questi bambini in Lombardia».

Milano conta circa 20mila residenti di origine ucraina. Ieri mattina consoli dei Paesi dell'Unione Europea a Milano (presenti quelli di Francia, Croazia, Austria, Germania, Polonia e Ungheria) e la rappresentanza della Commissione e del Parlamento Ue in città hanno voluto portare solidarietà al console ucraino ucraino Andrii Kartysh, c'è stato uno scambio di bandiere della Ue, della Francia (che ha la presidenza di turno) e dell'Ucraina. Confcommercio invece, come era già accaduto nel 2015 in occasione degli attentati terroristici a Parigi, ha distribuito una locandina da esporre in negozi, bar e nei luoghi di lavoro. Lo slogan: «Non bastava il Covid? Stop war, stop alla guerra in Ucraina, insieme per la pace». E l'associazione avverte che «le ripercussioni per l'Europa e per l'Italia potrebbero essere gravissime. Una locandina da condividere con cittadini e istituzioni: anche con gesti simbolici ognuno deve fare la propria parte per dire no a questo conflitto assurdo». E anche i gesti simbolici contano. Il sindaco Beppe Sala, facendo seguito a un ordine del giorno Pd approvato lunedì dall'aula, ha disposto fino al 28 febbraio l'illuminazione della facciata di Palazzo Marino con i colori della bandiera ucraina ed è pronta ad accogliere i profughi in fuga. Sala assicura: «Abbiamo un sistema di servizi di accoglienza e integrazione pronto a supportare i 20mila ucraini che vivono in città. Chi ha voluto questa guerra va isolato». Ieri sera in Sant'Ambrogio una veglia di preghiera, presente tutto il Forum delle chiese cristiane di Milano e la Curia Ambrosiana con l'abate e il vicario episcopale.

E si annuncia partecipatissima («arrivano adesioni da tutta la provincia» anticipa Valter Boscarello, uno degli organizzatori) la manifestazione «No alla guerra» in programma dalle 15 in largo Cairoli. É ancora in vigore il Dpcm che vieta i cortei ma i partecipanti (da Anpi ad associazioni, collettivi studenteschi, organizzazioni politiche e sindacali, Fridays for Future, centri sociali e milanesi che non aderiscono ad alcun movimento) evitando via Dante si dirigerà verso piazza Duomo dove sarà allestito un palco con interventi dei rappresentanti di associazioni che operano sui territorio in conflitto. In testa al corteo ci sarà una maxi bandiera della pace. Partirà alle 14.

30 da Porta Venezia per raggiungere Cairoli e poi Duomo invece lo «spezzone» di corteo organizzato dal centro sociale Cantiere e gli studenti del liceo Vittorini occupato che mescolano i piani, dal no alla guerra di Putin alla solite contestazioni anti Usa e richieste di «abolire la Nato».

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