La protesta del Ticinese contro l’isola pedonale

La protesta del Ticinese contro l’isola pedonale

Dall’area C al Ticinese la protesta dei cittadini batte su un punto: la giunta Pisapia si fregia d’essere la Giunta del dialogo, quando ha solo orecchie da mercante. Non ascolta la gente, trattandola al pari del Ticinese. Un luogo «usa e getta» come recitava ieri un cartello di rivalsa. «Non vogliamo la prosecuzione perenne dell’isola pedonale, perché è un incentivo alla movida che rovina la nostra vita. L’assessore D’Alfonso si decida a parlare con noi» esordisce Gabriella Valassina, del comitato dei Navigli che si fa portavoce della rabbia di duecento famiglie.
L’isola pedonale è uno dei quattro punti centrali che hanno riunito in assemblea il comitato, portandolo a presidiare ieri un edificio ristrutturato. Gli abitanti del Ticinese vorrebbero vederlo trasformato in biblioteca per la riqualificazione culturale di una zona, in cui campeggia la casa di Alda Merini aperta solo poche ore al giorno.
Ma come, la sinistra abbassa anche il celebre scettro culturale? «Ai nostri amministratori interessa solo l’Expo, che a noi piomba in casa non gradito. Per la Darsena, che rischia di diventare un plateatico della movida, sono stati stanziati 17 milioni. Il resto va per l’apertura di una quinta via d’acqua che è poco più di un fosso, non navigabile.

Quattrini che si potrebbero invece destinare al naviglio Pavese». Un comunicato è partito per palazzo Marino. Si sta facendo morire una zona «di cui sono azzerate le potenzialità, l’anima artigianale e artistica e la mescolanza sociale».

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