Quando hanno aperto gli scatoloni sono rimasti a bocca aperta. Perché di scherzare non se ne parla in questo periodo. Soprattutto quando hanno visto il mittente: «Dipartimento di Protezione civile nazionale», che due giorni fa ha fatto recapitare agli ospedali lombardi 200mila mascherine chirurgiche assolutamente inutilizzabili. Oltre al fatto che non sono conformi alla normativa, sembrano dei panni per raccogliere la polvere. Impossibile anche solo pensare di mettere nelle mani di intensivisti, anestesisti, virologi e infermieri, che lottano ogni giorno per salvare vite umane nei reparti di terapia intensiva, rischiando in prima persona, materiale del genere. Che non potrà mai entrare in un ospedale.
Scherzo del destino la consegna è arrivata proprio il giorno del «pacco» tirato dalla Protezione civile che, dopo una settimana di incontri, si è detta «impossibilitata a reperire i 500 respiratori» che sarebbero dovuti andare nella maxi terapia intensiva da allestire nei 22mila metri quadrati di padiglioni al Portello. Il progetto per un «ospedale Covid», su modello di Wuhan, cui Regione Lombardia con in prima linea l'assessore al Welfare Giulio Gallera, Fondazione Fiera, ministero della Sanità e Protezione civile hanno lavorato, rischia di affondare: si parla appunto di 600 posti letto di rianimazione, che avrebbero dovuto essere assistiti da circa 500 medici e 1400 infermieri. «Ma gli impegni non sono stati rispettati da Roma» spiega sbigottito il governatore. «Ci aspettavamo ben altro dalla protezione civile» commenta amaro Gallera.
Intanto sono stati dimessi nel pomeriggio dal reparto di Terapia Intensiva dell'Ospedale San Paolo i primi due pazienti Covid-19. I due uomini, di 49 e 55 anni, dopo circa 10 giorni di ventilazione meccanica stanno meglio: «Sono vigili, collaboranti e con una gran voglia di tornare a casa» riferiscono dal reparto. Ora necessitano di terapie farmacologiche e di una riabilitazione respiratoria. Dall'inizio dell'emergenza sono stati messi a disposizione 9 letti di Terapia Intensiva al San Paolo e 13 al San Carlo, oggi tutti occupati. Entro i primi giorni di settimana, arriveranno altri 20.
Altra notizia positiva: ieri non si è registrato nessun nuovo caso di contagio a Codogno. «I dati evidenziano in maniera chiara e inequivocabile che nell'ex zona rossa il contagio sembra stia rallentando» ha spiegato Fontana. Nella provincia di Lodi il numero di positivi ha registrato un aumento solo di 10 unità (ieri 1.123 oggi 1.133). «Nel resto della Lombardia ha proseguito il governatore a farci mantenere alto il livello di guardia è soprattutto il trend dei ricoveri in terapia intensiva».
Il virus continua a seminare contagi: ieri si è toccata quota 9820 positivi complessivi, di cui 650 ricoverati in terapia intensiva, 4435 ospedalizzati, 2650 in isolamento domiciliare, 1198 i dimessi contro i 1085 del giorno precedente, 890 i decessi contro i 744 di 24 ore prima.La provincia maggiormente colpita risulta ancora Bergamo con 2368 positivi (232 in più in 24 ore), seguita da Brescia (1784), Cremona (1344) e Milano con 1307 (161 nuovi casi in 24 ore).
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