La Protezione civile? Ora si occupa dei rom

La Protezione civile? Ora si occupa dei rom

La Protezione civile come una grande appendice dei servizi sociali. Il destino che tanti lamentano per la Polizia locale sembra essere toccato anche alla struttura deputata alla gestione delle emergenze. L'ultima conferma arriva dal caso dell'allontanamento dei nomadi dalla zona di Rubattino. Uno «sgombero finto», così lo ha definito l'opposizione, dal momento che i rom sono stati trasferiti nelle strutture di via Barzaghi, che sono destinate a interventi urgenti in caso di disastri naturali o altri allarmi. «Che l'allontanamento di 140 nomadi dal Rubattino sia stato un finto sgombero - spiega l'ex vicesindaco ed ex delegato alla Sicurezza, Riccardo De Corato, oggi vicepresidente del Consiglio comunale per il Pdl - lo testimonia il fatto che mentre il ministro Riccardi e la Caritas protestano per lo sgombero vero dei 200 nomadi a Roma, per quello di Milano sono stati muti: questo non è stato uno sgombero ma un trasferimento dei rom da quelle baracche ai box, ai camper e alle roulouttes della Protezione civile di Via Barzaghi».
Ora per l'opposizione si profila non solo la probabile nuova occupazione della zona di Rubattino a opera di altri gruppi, dal momento che questa vicenda è aperta praticamente da anni, ma si è creata anche l'insolita situazione in cui decine e decine di «nomadi» sono stabilmente ospitati con posti letto e servizi a carico del Comune «e quindi del cittadino - fa notare De Corato - con servizi e alloggio a spese della Protezione civile comunale».
La vicenda poi è meno singolare di quel che si creda. E qui viene appunto in soccorso il precedente della Polizia locale, in parte trasformata anch'essa - secondo molti - in una sorta di servizio sociale, a scapito delle sue funzioni di sicurezza e controllo del territorio. Qualcosa del genere starebbe accadendo anche alla Protezione civile. Certo è significativo il fatto che l'attuale assessore a Sicurezza, Polizia locale e Protezione civile - che ha nel suo carnet la delega alla «Coesione sociale» - sia quel Marco Granelli che viene direttamente dal mondo del volontariato. Certo, c'è da dire che la struttura ha sempre «dato un mano» ad affrontare situazioni di temporanea emergenza, ma - appunto - temporanea. Da un anno invece - si osserva nell'ambiente - è iniziato una sorta di «smantellamento» della vocazione peculiare del sistema. Ovvio e inevitabile l'effetto collaterale di questa operazione: il timore che a pagare sia la sua «prontezza di riflessi» e l'efficienza del sistema: «Noi eravamo arrivati a 250 volontari - spiega per esempio De Corato - ogni anno emettevano un manifesto per il “reclutamento”, facevamo corsi per prepararli. Io non ho saputo più nulla di queste cose, ci sono ancora? Dove sono finiti i volontari? Vengono ancora preparati?». «Fino a un anno e mezzo fa - spiega - in via Barzaghi erano ospitati solo temporaneamente rom di sesso maschile in attesa di identificazione. Oggi mi risulta che ci siano donne e uomini, stabilmente ospitati, e non solo i 140». E ancora: «Un tempo l'accoglienza era limitata a camper e roulotte. Ora, dati i numeri, è probabile che anche sale e stanze interne siano utilizzate in questo modo. È così? E poi il materiale (tende e strumenti): ci sono controlli per evitare brutte sorprese?». «Mi sembra in corso uno snaturamento - conclude - e il centro stesso di Protezione civile è diventato un altro campo nomadi regolare».

Singolare il fatto che tre anni fa proprio la Protezione civile di via Barzaghi sia finita nel mirino di una serie di azioni di «sabotaggio», fra cui un incendio, che in via Barzaghi furono attribuiti proprio ai rom del campo vicino.

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