Varese contro Como, Como contro Monza, Legnano e Busto contro Varese, Sondrio e Mantova contro tutti. Sembra di essere tornati alle guerre tra campanili e in un certo senso è proprio così, con il decreto sulla spending review (convertito in legge dal Parlamento) che accorpa le Provincie, eliminando quelle che siano troppo piccole o troppo poco popolose o piccole e poco popolose.
La legge nazionale ha stabilito i criteri, adesso passare all'azione con le soluzioni pratiche tocca al Consiglio delle autonomie locali, il Cal (di cui è presidente il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà), che si riunirà in assemblea martedì 2 ottobre per valutare la proposta dell'ufficio di presidenza. La proposta approvata verrà poi sottoposta alla Regione, che affronterà il tema durante una seduta dell'aula e che dovrebbe inoltrare al governo la proposta entro il 23 ottobre. La data del consiglio non è ancora stata fissata, perché la Lega spinge perché nessuna proposta venga formulata al governo. Se vuole cancellare le Provincie, è il senso della posizione leghista, sia Palazzo Chigi ad assumersi la paternità di questa decisione che il Carroccio ritiene sbagliata e impopolare.
Ma veniamo alla futura mappa geografica della Lombardia, se sarà approvata la proposta dell'ufficio di presidenza di Cal. Milano diventa città metropolitana. Restano provincie (perché ne hanno le caratteristiche sia per popolazione che per territorio) Brescia, Bergamo e Pavia. Viene richiesta una deroga per altre due provincie, ovvero Sondrio e Mantova. Lodi e Cremona sarebbero accorpate in un'unica provincia, di cui sarebbe capoluogo Cremona. E nella proposta c'è anche la maxi provincia della Brianza e dei laghi, che si comporrebbe di Monza, Varese, Lecco e Como. In tutto sette provincie più Milano.
Il nodo più grande è la maxiprovincia Brianza e laghi. Nelle audizioni Monza e la Brianza hanno chiesto di poter godere di una deroga e di restare provincia a sé, per le medesime peculiarità per cui nel 2004 si sono staccate da Milano (la prima volta che hanno votato per la Provincia è stata nel 2009). Monza fa paura anche perché, essendo la provincia più popolosa dell'intera area, con i suoi circa 850mila abitanti, è la candidata a diventare capoluogo, mettendo all'ombra della sua Villa Reale una provincia indipendente come Como, che aspira anch'essa alla guida della maxiprovincia. Se è vero infatti che Monza è la più grande, non ha la centralità geografica che invece può vantare Como. Rischia di perdere la sua nuova identità anche Lecco, che si è recentemente staccata da Como.
Varese non vede certo di buon occhio essere sottoposta a Como, né a Monza. E nell'area vi sono diversi Comuni che preferirebbero far parte della città metropolitana di Milano invece che entrare nella zona d'influenza di Monza e Como. È il caso di Busto Arsizio e Saronno e più in generale del sud della provincia di Varese, che sia per tradizione storica che per interessi economici gravitano molto più intorno a Milano che a Varese.
Spingono per tornare a Milano anche alcuni comuni del Lodigiano, che ha già nella sua provincia (nata nel 1990) San Colombano, una sorta di enclave milanese nella provincia di Lodi. Se un Comune chiede di aderire alla città metropolitana di Milano, deve affrontare un iter legislativo di due anni che si chiude con la decisione del governo.
Ma torniamo alle deroghe. Ad avere le carte in regola è Sondrio, per la specificità territoriale, perché è in area montuosa e di confine. Resta l'incognita di Mantova. Se la deroga non venisse accolta, si riaprirebbe la partita.
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