La Provincia è «morta» ma fanno il rimpasto

Il ricorso al Tar contro il «licenziamento» dell'assessore Giovanni De Nicola (Trasporti) accompagnato non troppo gentilmente alla porta di Palazzo Isimbardi insieme al collega Paolo Del Nero (Lavoro e Formazione professionale). E non le dimissioni, ma l'auto «congelamento» del vice presidente Novo Umberto Maerna in attesa della pronuncia dei giudici. L'ira di Fratelli d'Italia si abbatte sullo psicodramma della Provincia morente (o già morta) dopo il surreale rimpasto messo sul tavolo (dell'obitorio) dal presidente Guido Podestà. Che li ha sostituiti con dei fedelissimi, rimanendo alla guida di un ente fantasma di cui nessuno sa bene quali siano oggi le competenze, ma dove evidentemente non si è estinta l'abitudine all'intrigo di palazzo.
Perché il decreto con cui Podestà ha defenestrato due membri della sua giunta, insieme al leghista Luca Agnelli (Agricoltura) che ha lasciato spontaneamente per fare l'assessore a Pioltello, il consiglio era spirato da pochi minuti dopo 154 anni di vita. E proprio su questo si basa la richiesta di sospensiva presentata da De Nicola. Perché la Legge Delrio, più nota come lo «Svuotaprovince», prevede che presidente e giunta in carica al momento dell'entrata in vigore (lo scorso 8 aprile), lo rimangano. Seppur senza stipendio. A maggior ragione, spiega De Nicola, dato che «la comunicazione è stata data da Podestà quando il consiglio era già stato sciolto e abolendo il consiglio è stato abolito l'organo di controllo».

Paradossalmente, se il ricorso al Tar non fosse accolto, «ora Podestà potrebbe cambiare giunta ogni ora». Mentre di fronte alla sua comunicazione del rimpasto in aula, i consiglieri «sarebbero stati messi in condizione di dimettersi. Mandando a casa anche lui».

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