di Carlo Maria Lomartire
Non è ancora asciutta la vernice con cui hanno sfregiato gli edifici di mezza Milano durante il loro ultimo corteo, che già oggi i No-Tav potranno portare avanti il lavoro cominciato e mai finito di imbrattare e deturpare la città - attività che qualche idiota arriva a considerare creativa. Dovranno solo cambiare cappello, la auto-definizione: oggi a «protestare», infatti, saranno sempre gli stessi antagonisti-no-global-anarchici-autonomi-rivoluzionari-anticapitalisti (insomma, i centri sociali e non solo quelli milanesi) ma non più sotto l'etichetta «No tav» bensì come «Occupy piazza Affari», scimmiottando «Occupy Wall street», movimento attivo a New York fin dal 2009, fatto di gente che protesta standosene accampata in un parco e che si guarda bene dall'imbrattare la città; gente che non reagisce quando viene fermata dalla polizia ma che reagirebbe duramente all'idea di essere accostata a quelli del Leoncavallo o del Cantiere. Obbiettivo primario della protesta è il cosiddetto «modello Monti», inteso non come un particolare tipo di loden ma in quanto espressione dello «strapotere delle banche e della finanza». Poi, giacché ci sono, aggiungono all'elenco anche l'articolo 18 e quindi il «modello Fornero». Prepariamoci, dunque, a vedere ancora più sporche e imbrattate - con nuovi slogan, però - le facciate degli edifici che si trovano lungo il tragitto, da piazza Medaglie d'oro alla Borsa, che i rivoluzionari del fine settimana percorreranno questo pomeriggio.
Ma purtroppo non è solo una questione di vernice spray. I segnali degli ultimi giorni, autorizzano a temere qualcosa di peggio. Nel corteo, ad esempio, ci sono anche molti degli «Indignati», che il 15 ottobre scorso hanno messo il centro di Roma a ferro e fuoco, come pure «delegazioni» dei centri sociali di Torino e di Padova più radicalmente anti-sistema. I negozi del centro, già pesantemente penalizzati dalla crisi dei consumi (già, l'odiato consumismo
) dovranno abbassare le saracinesche per evitare guai. Chi pagherà i danni che il corteo certamente disseminerà sul percorso?
L'altro giorno, pochi No Tav hanno prima occupato indisturbati il cortile di Palazzo Marino e poi hanno fatto irruzione nella sala dell'Alessi per impedire al procuratore Caselli di parlare, mentre esponenti della maggioranza cercavano di «dialogare»: una reazione più pronta, più energica e meno dialogante forse avrebbe fatto capire a quei ragazzotti che la città è stufa marcia di manifestazioni che, dietro l'usbergo della «legittima protesta» in realtà celano un illegittimo pretesto, per creare disordine e occasioni di violenza, per cercare lo scontro con le forze dell'ordine. Giovedì sera una cinquantina di ragazzini ha inopinatamente occupato una spazio commerciale di proprietà dell'Aler in via Scaldasole.
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