I confini della politica sono labili come orme sulla sabbia. Tutto la lambisce per poi cambiare e diventare altro. La società del XXI secolo è cresciuta senza quasi accorgersene e oggi le piazze le usa per i selfie. Ma un tempo... Non c'era nessuna belloccia con il braccio teso e una smorfia da immortalare sul web nelle sue infinite e deteriori declinazioni. Un tempo in piazza si costruiva la Storia, quella che ha portato a essere quelli che siamo. E a questo incrocio guarda retrospettivamente la mostra inaugurata ieri alla Fondazione Feltrinelli in via Pasubio 5. '900 La stagione dei diritti è un'esposizione permanente che cederà le sale solo in occasione di altre kermesse temporanee. Poi ritornerà al suo posto. Perché quella è casa sua.
Monografie. Manifesti. Documenti. Riviste. Libri. Tutto proviene dagli archivi dell'istituzione, meta di ricercatori di tutto il mondo per consultare i rari materiali che tratteggiano un percorso storico che abbraccia il passato remoto di qualche secolo fa fino a oggi. I temi affrontati sono moltissimi e, a spiegarli, è un sottotitolo eloquente. «Quando la piazza faceva la Storia». Perché questo è avvenuto a più riprese in campi diversissimi.
Non solo Italia, però. Pezzi di mondo. Stralci di Europa. E uno scopo dichiarato. Discutere e riflettere per allargare la cultura e cancellare la violenza, che non sarà più armata come ai tempi di guerra, ma agisce seminascosta nell'intolleranza del linguaggio. E allora gli spunti sono veramente tanti. Le madri di Plaza de Mayo a Buenos Aires richiamano il dramma dei desaparecidos. Era il '77, ma non importa. Poteva essere qualsiasi tempo per un dramma senza tempo. Piazza San Sepolcro il 23 marzo del '19, quando nascevano i Fasci di combattimento e piazza Loreto quando il ventennio capitolava nell'Italia liberata.
Lo stadio «Soldier field» a Chicago non era una piazza ma lo divenne quel 10 luglio del '66 quando Martin Luther King accese gli animi degli afroamericani che reclamavano i diritti civili. Il 14 giugno 1913 in 5mila invasero Londra per difendere una suffragetta, mentre nel '62 i lavoratori si ritrovano in piazza Statuto a Torino per chiedere salari più equi. E poi Woodstock '69. La questione femminile. I movimenti omosessuali. Non solo politica perché anche la società è cambiata. La piazza ha preso per mano l'umanità. E l'ha portata avanti. Se oggi è possibile parlare di riconoscimento di certi status significa che il pluralismo ha vinto sulla stagione dei totalitarismi e soprattutto che si è potuto parlare nel rispetto dei diversi orientamenti.
«La mostra non escluderà nuovi apporti qualora le circostanze ne mostrino l'esigenza e lo richiedano - spiega Massimiliano Tarantino, segretario generale della Fondazione Feltrinelli -. L'intento è quello di documentare il percorso della civiltà fino a oggi perché solo una coscienza democratica può garantire anche in futuro il rispetto della persona. Qualsiasi persona.
In questo scorcio di anni ci siamo confrontati con due fragilità, la libertà e l'Europa, cui manca uno spirito unitario. Questa esposizione permanente ci aiuterà a crescere. Indipendentemente dalle convinzioni personali».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.