Quattro Dame «milanesi» lanciano la sfida ai Bronzi

La casa museo riunisce i quattro ritratti dei Pollaiolo tra eventi e servizi fotografici in città. E il profilo femminile diventa «brand»

Un intellettuale scrisse che «Milano è una donna bella ma non appariscente, i capelli rossi, gli occhi verdi, un sorriso appena accennato e, nello sguardo, una sfida». E chi meglio del Ritratto di Dama del Pollaiolo, custodito al Poldi Pezzoli, può rappresentare questo brand? Soprattutto se poi le Dame, egregiamente dipinte dalla bottega fiorentina dei fratelli Antonio e Piero in pieno Rinascimento, diventano magicamente quattro, grazie ai prestiti di grandi musei internazionali: la Galleria degli Uffizi, il Met di New York e la Gemäldegalerie di Berlino. Pare proprio che il Poldi Pezzoli, wunderkammer cittadina spesso un po' sonnecchiosa, stavolta abbia fatto centro. Sì perchè la mostra delle quattro Dame - a cui si aggiungono altre testimonianze dell'eclettica produzione dei Pollaiolo - sarà dal 7 novembre l'epicentro di una galassia di iniziative che celebreranno in tutte le salse la figura femminile, il fascino del made in Italy, quindi Milano e quindi Expo. Ricetta perfetta, complimenti. E a far da testimonial dell'evento, una parterre di signore ben rappresentative del matriarcato milanese: dalla presidentessa Diana Bracco a Eva Cantarella, Lella Costa, Andree Ruth Shammah, Lina Sotis, Livia Pomodoro, Franca Sozzani, Silvia Vegetti Finzi, Gemma Sena Chiesa, Cinzia Sasso. Tra spettacoli e concerti, saranno coinvolti teatri come il Piccolo, il Franco Parenti e il No'hma, orchestre come la Verdi, e saranno previste performance di Massimiliano Finazzer Flory, Philippe Daverio e Stefano Zuffi. A cesellare l'evento, non poteva mancare il fattore «fringe», e allora ecco organizzati «shooting» fotografici in luoghi aperti della città dove verranno ritratti i profili delle rappresentanti di gentil sesso che presteranno il loro volto, contemporanee «Dame» nell'era di Expo. A scattare, mica gli ultimi arrivati: Giovanni Gastel, Maria Mulas, Neige de Benedetti, Maki Galimberti e Massimo Zingardi. Gli scatti verranno diffusi online, sui media istituzionali della casa Museo e su alcune grandi testate (l'intera manifestazione ha come media sponsor la Fondazione Corriere della Sera, Io Donna e Style); al termine, le migliori stampe saranno esposte in mostra in varie sedi, tra cui l'ex Fornace di via Gola, e l'Urban Center in Galleria. Insomma, una task force in nome delle milanesissime Dame che rischiano di oscurare l'appeal un po' macho dei Bronzi di Riace sui cui bicipiti è già scesa l'anestesia ministeriale. Che dire, è giusto fare dell'arte uno spettacolo? A volte forse sì, se serve ad esempio a vivacizzare (e far conoscere) l'unica vera casa museo della città. Un grave errore se si vuol spettacolarizzare qualsiasi cosa, perfino la merda d'artista di Piero Manzoni manco fosse la lattina Campbell di Andy Warhol.

Quella sì che poteva essere l'occasione per coinvolgere tutta la città, a cominciare da Brera, su una stagione fortunata e milanesissima dell'arte. E invece, si è invitato il pubblico a Palazzo Reale per consumare (metaforicamente) la scandalosa scatoletta. Risultato? A vedere quella mostra non c'è andato quasi nessuno.

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