«Quei tre li abbiamo riconosciuti dagli album fotografici che ci hanno mostrato i carabinieri: uno in particolare aveva lo sguardo assatanato, allucinato... Ma non di qualcuno che ha assunto delle sostanze, piuttosto di un tipo che è in preda a un odio feroce: faceva paura perché era chiaro che ci credeva in quegli insulti, che non lo faceva per emulare gli altri del suo gruppo o qualcuno che lo aveva indottrinato».
Tra gli studenti del liceo scientifico «Piero Bottoni» si sapeva che prima o poi sarebbe andata a finire male per il loro compagno di classe di origine cingalese. «In questa zona se ne sente parecchia di gente che fa discorsi strani - ci racconta la madre di uno dei ragazzi della scuola, mentre, insieme al figlio (presente al pestaggio del compagno di classe cingalese) è intenta a fare le valigie per raggiungere le spiagge -. In un primo tempo non credevo che si potesse arrivare a vere e proprie manifestazioni razziali perché in questa zona gli extracomunitari, per lo più di colore, sono proprietari di bar e negozi, basta dare unocchiata in viale Monte Ceneri o in strade come via Grigna. La domenica in piazza Prealpi, poi, ce ne sono a centinaia. Infine un giorno ho sentito un mio vicino di casa fare commenti un po pesanti. Ce ne sono troppi, sono ubriachi e invece di parlare gridano borbottava irritato come se parlasse di animali e non di esseri umani. E, meno di 24 ore più tardi lo stesso ha buttato un bicchiere dacqua in faccia a un barista egiziano! Mai avrei immaginato una cosa simile: un tipo così tranquillo. Ma sa: la gente è esasperata dagli stranieri, credo che lo spostamento della moschea di viale Jenner attenuerà le tensioni anche se...
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