Sabotaggio. Non c'è altra parola per definire l'operazione compiuta ai danni di Ada De Cesaris, assessore all'urbanistica e vera donna forte della giunta Pisapia (l'unica compagna di giunta, si dice, di cui il sindaco non abbia già le scatole stracolme) con l'articolo apparentemente benevolo pubblicato ieri sulla Stampa. Perché, insomma: dal giorno in cui si è insediata, la giunta del sindaco gentile si trova costretta a fare i conti con l'immagine vagamente salottiera, tutta Parini-Courma-Vecchioni-Caritas-Guidorossi, che trasuda dalle sue delibere e dalle sue cravatte; ed ecco che, zàcchete, sotto l'alibi di un ritratto affettuoso viene appioppato alla povera assessora un clichè da sciuretta fatta e finita. A partire dalla malevola rivelazione che nei suoi lombi ha un Dna da Prima Repubblica, essendo figlia di un democristianone ciociaro, cislino e fanfaniano, che «ha avuto un ruolo fondamentale nella sua formazione».
Chiara Beria d'Argentine, autrice dell'articolo, tiene a farci sapere che la De Cesaris si è laureata in legge «ovviamente con laude», e che è stata nientemento che «allieva dell'insigne giurista Sabino Cassese» (che non risulta avere mai insegnato a Milano, ma pazienza). L'obiettivo è chiaramente quello di rendere la Ada odiosa non solo agli elettori ma anche agli altri assessori, sottolineando che «sta macinando risultati, restando a differenza di certi suoi colleghi di giunta, ben lontana dai riflettori».
Quegli scambi di cortesia tra «sciùre» e salotti
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