Stampare soldi falsi è un trucco (anzi un reato) vecchio come il mondo: già nell'antica Roma repubblicana esistevano bravi falsari di denari d'argento e se oggi i biglietti più taroccati sono quelli da venti euro e le monete più contraffatte quelle da due euro, c'è stato un tempo in cui lo scudo, la pegione d'argento, una moneta in auge fino agli Sforza, e persino il sesino, una moneta in rame, venivano falsificati a Milano e immessi sul mercato da malfattori pronti ad arricchirsi. La storia dei falsi è lunga duemila anni ed è affascinante, come dimostra l'esposizione appena aperta a Palazzo Reale («Il Vero e il Falso. La moneta, la banconota, la moneta elettronica e la Guardia di Finanza in Lombardia», fino al 24 marzo, ingresso libero) promossa dal comune di Milano, dal Comando Generale della Guardia di Finanza, dal Museo Storico del Corpo, dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza, con la collaborazione del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Banca d'Italia. In mostra, accanto a vere monete antiche e moderne, a cimeli archeologici e a monete «d'autore», come quelle firmate da Domenico Trentacoste, anche i più rappresentativi casi di contraffazione, per un vero e proprio viaggio nel tempo che dall'antichità ci porta alle truffe di oggi. Non a caso una sezione della mostra è dedicata ai trucchetti per capire se i soldi che si maneggiano sono falsi (attenzione, ad esempio, al colore, alla filigrana, alla consistenza) ma fornisce anche consigli utili per evitare di vedersi clonata la propria carta di credito o il bancomat.
La falsificazione, del resto, pullula nei momenti di crisi: seguiamo, tra le teche e i pannelli in mostra, i falsari del Seicento, come quel pugno di denari che un ladro milanese gettò in un pozzo, pur di non essere preso dalla polizia dell'epoca. E poi ancora gli artefatti nei difficili anni dell'Unità d'Italia, per non parlare del periodo bellico, quando malviventi stampavano denaro da immettere sul mercato per speculazione: Milano, centro di traffici e da sempre «capitale economica» del Paese, ha una lunga storia di falsari e una parte della mostra lo racconta. Un'ampia sezione, infatti, propone nelle teche delle monete false del Seicento ritrovate in via Larga e conservate nelle Raccolte Civiche Numismatiche della città e poi ancora medaglie e monete false risorgimentali. Durante la Liberazione, dopo la Seconda Guerra Mondiale, fu determinante il ruolo dei finanzieri milanesi per sventare traffici di valuta falsa che il vicino confine elvetico aveva reso floridi.
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