Gli assessori in Regione li decide il Governatore: cercando di dare spazio anche alle donne, ma senza che le «quote rosa» diventino un undicesimo comandamento. Così la Lombardia continuerà ad avere la sua Giunta nella composizione attuale, anche se del gentil sesso vi compaiono solo cinque esponenti contro dodici maschietti. Lo ha deciso il Tar.
A chiedere l'annullamento della decreto con cui il 29 marzo dello scorso anno il presidente Attilio Fontana aveva nominato la sua squadra era stata l'associazione Donneinquota, che da tempo si batte per la parità di genere anche all'interno delle istituzioni pubbliche. Nel ricorso si sottolineava come la predominanza maschile nella squadra di governo fosse resa ancora più macroscopica dal fatto che anche i quattro sottosegretari nominati dal Governatore sono tutti uomini. In questo modo sarebbero stati violati la Costituzione, la Carta dei diritti dell'Unione Europea e lo stesso Statuto regionale, «in dispregio del fondamentale principio dell'equilibrio tra i due generi». A Fontana l'associazione rimproverava di non avere svolta «una opportuna istruttoria di assessori al fine di selezionare un congruo numero di appartenenti al sesso femminile».
Nella sentenza depositata ieri, i giudici del Tar lombardo ricordano che il meritorio obiettivo di una adeguata rappresentanza di entrambi i sessi in politica è stata perseguita mettendo regole sulla composizione delle liste elettorali e sui voti di preferenza. Invece «non sono rinvenibili disposizioni attuative delle norme di principio in tema di parità di genere per quanto attiene alle modalità di nomina e composizione della Giunta». La scelta degli assessori è affidata al presidente, sulla base di una «potestas connotata da ampi margini di discrezionalità, propriamente correlata da valutazioni di natura politica e fiduciaria». Non è un potere assoluto, e deve tenere anche conto dell'equilibrio tra i due sessi, e quindi il Tribunale può valutare se da parte di Fontana «la scelta dei propri collaboratori in Giunta non sia avvenuta in modo patentemente irragionevole, e dunque oggettivamente discriminatorio per il sesso sottorappresentato».
Ma nulla di questo, secondo i giudici, è accaduto in Lombardia: in Giunta ci sono comunque cinque donne, che rappresentano quasi il 30 per cento del totale.
E la sentenza sottolinea anche il peso degli assessorati, «la qualitas delle funzioni e delle deleghe affidati alle donne, trattandosi di assessorati involgenti profili assai rilevanti e socialmente delicati (formazione e lavoro, infrastrutture politiche per la famiglia, sport e giovani, turismo e moda)». Nessuna discriminazione, insomma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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