Far prostituire una ragazza costava dai 50 ai 100 euro al giorno per l'«affitto» di un pezzo di marciapiede e 5-7mila per l'acquisto definitivo dello stesso. Il business era comunque assicurato se si pensa che la stessa donna, da sola, poteva fruttare dai 6 ai 12mila euro al mese. Figuriamoci quindi quanto poteva guadagnarci chi di giovani «assoldate» a mostrare le loro grazie e a vendersi in strada ne aveva a disposizione tre o quattro. «Un fiume di soldi» lo ha definito senza mezza termini il dirigente della squadra mobile di Milano Lorenzo Bucossi ieri mattina parlando del bilancio finale di una indagine iniziata nel 2015 e coordinata dal pm della Procura di Milano Lucia Minutella contro lo sfruttamento della prostituzione e il traffico di droga che ha portato ad arrestare 25 albanesi, molti dei quali imparentati tra loro e la maggior parte originari della stessa città (da qui il nome dell'operazione, «Mercante in Fier») che controllavano 35 ragazze romene e moldave, tutte maggiorenni. Un'inchiesta che ha coinvolto gli investigatori milanesi della sezione criminalità straniera, insieme ai colleghi comaschi e monzesi, delle questure di Ascoli Piceno e di Firenze, ma anche le unità cinofile, la polizia scientifica e la seconda sezione della divisione del personale di via Fatebenefratelli 11.
Le ragazze erano raggirate con l'ormai consolidata tecnica del «dai vieni in Italia che c'è un lavoro onesto» per poi farle finire sulla strada, volenti o nolenti. «Tuttavia - fa notare ancora Bucossi - il loro sfruttamento e l'investimento del ricavato nel traffico di eroina e cocaina non andavano sempre automaticamente pari passo».
Va segnalato comunque che se è vero che l'inchiesta ha sottolineato il monopolio albanese del «mercato» delle ragazze in Lombardia e in generale nel nord e nel centro Italia, è altrettanto reale il sequestro, durante le perquisizioni, di alcuni quantitativi di droga. Dei 25 arresti, infatti, 11 sono stati effettuati in flagranza di reato, proprio per spaccio. Anche i 37mila euro rinvenuti e sequestrati dalla polizia nelle case sono sì ricavi dello sfruttamento della prostituzione in strada, ma anche del commercio degli stupefacenti.
Le ordinanze sono state eseguite nella zona di Lorenteggio, ma l'egemonia degli sfruttatori albanesi si estendeva su lucciole sparse un po' in tutta la zona a sud di Milano, quindi in altre aree lombarde dove i responsabili si sono trasferiti con il passare degli anni tra le province di Monza, Lecco e Como.
Alcuni di loro infatti sono stati arrestati proprio a casa delle prostitute, abitazioni che gestivano, insieme alle donne che le abitavano, tra il capoluogo e le altre province lombarde.A dare il via all'inchiesta milanese è stata la denuncia di una ragazza che, ignara di essere finita suo malgrado in una guerra tra «capi zona», ha segnalato il rogo doloso della sua auto parcheggiata in strada.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.