Le ragazze chiedono spazio (anche a suon di sganassoni)

Fanno sport «maschi», ma abbattono più ostacoli di loro Il sogno: «Strutture vere». La certezza: «Cattive si rimorchia»

È dura essere delle dure. C'è da prenderle, c'è da darle, come se la vita non fosse già dura di suo, ma soprattutto c'è da vincere i pregiudizi, demolire le diffidenze, conquistare spazi. A Milano sono tante le ragazze che hanno preferito la trincea delle discipline di contatto agli sport per signorine. Rugby, football americano, lacrosse, roller derby. Solo l'hockey su ghiaccio non c'è più, ma le Black Widows vivono e lottano insieme a noi anche se sparse tra Como e Torino. É dura essere delle dure ma le ragazze sono il cambiamento e la rivoluzione è femmina. Cecilia Barazzetta ha 29 anni, è Research Assistant in Banca Intesa, ha studiato in Cattolica «e fino a diciotto anni non ho mai fatto sport: sono passata direttamente dal divano al rugby». Gioca pilone, praticamente il Castrogiovanni nell'Asd Monza, in famiglia nessuno ha mai avuto niente da dire fino a quando non è tornata a casa un con un occhio nero «ma la passione non si può placcare». Rispetto alle altre quattro Supergirls che abbiamo radunato al Giornale si sente «un po' una privilegiata: noi non paghiamo di tasca nostra il materiale sportivo e le trasferte» e hanno pure un preparatore dietologo: «Una volta una mia compagna, uscita distrutta da una sconfitta, si lasciò cadere sulla panca dicendo: mi hanno fregato il Treviso e il baccalà. Ora almeno il baccalà non è più un problema...» Di blocchi e placcaggi vive anche Fiore Bonetti che di anni ne ha 23, fa la cameriera, e gioca centro nelle Sirene Milano di football americano. Ricorda la sua prima volta come un incubo felice: «Non sapevo cosa fare e non capivo niente, tranne che prendevo un sacco di botte». Ma c'è sempre un lieto fine: «Quel giorno eravamo così choccate che nello spogliatoio non parlava nessuno. E l'allenatore: sveglia ragazze, avete vinto...» Adesso non ama altro. Ha un sogno: «Giocare contro una squadra americana». E scherza: «Avere cheerleaders uomini? Perchè no?...».

Anche Anastasia Ravelli ha 23 anni, è laureata in ingegneria al Politecnico, e ha una cotta sportiva per Allyson Felix, l'ex regina della velocità. Prima di arrivare al Lacrosse ha provato tutti gli sport «poi il colpo di fulmine». É già nazionale, punta ai mondiali inglesi dell'anno prossimo ma prima vorrebbe da Milano «una struttura dedicata solo al Lacrosse. A Milano ci sono quattro squadre, Bocconi Sport Team, Comex Milano, Painnkillers, un campo segnato e tutto nostro sarebbe di grande aiuto anche per creare un settore giovanile».

Alice Garbocci, 32 anni, grafica freelance, e Eleonora Luca, 41, creativa decoratrice, sono invece delle pioniere perchè il Roller derby in Italia lo hanno portate loro. O meglio un film: «Whip It, con Drew Barrymore. Negli Usa è uno sport seguitissmo». Essendo arrivate prime, trascinano anche gli uomini: «Li porteremo noi ai mondiali di Calgary e non viceversa, caso più unico che raro». Non hanno paura di farsi male: «Capita a chi non è preparato, ma polsi e mani li abbiamo fracassati anche noi» e di sacrificare il tempo libero: «Le trasferte sono le nostre vacanze».

Dividono tutte gli stessi problemi i campi che mancano, i soldi che non ci sono, il reclutamento che non è facile. Ma gli ostacoli non si superano solo a spallate ma con la testa. E l'amore non si tocca.

Cecilia: «Abbiamo più determinazione degli uomini perchè per noi è più dura, abbiamo meno visibilità, tanto sforzo fisico da fare in più». E sono certe di una cosa: «Cattive si rimorchia di più». Dure si, ma senza perdere la tenerezza.

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