Secondo l'accusa, era il mandante del sequestro ai danni di una escort, con cui aveva avuto una relazione e che aspettava un bambino da lui, per costringerla ad abortire. Un ragazza di nemmeno 30 anni, prelevata il 6 marzo del 2011 a Milano e tenuta segregata in una casa nella campagna pavese per due giorni. Quarantotto ora da incubo, al termine delle quali venne liberata dai suoi aguzzini senza che il piano fosse portato a conclusione, e per le quali la Procura aveva chiesto la condanna di Marco Pracca, ex manager di Deutsche Bank Italia, a 14 anni di carcere. Ma il giudice per le udienze preliminari Roberta Nunnari, nel processo con rito abbreviato, ha riqualificato il reato da sequestro a scopo di estorsione a sequestro «semplice», praticando così un sostanzioso sconto di pena all'imputato, che è uscito dall'aula al settimo piano del palazzo di giustizia con una sentenza a 4 anni di reclusione.
A Pracca, difeso dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Massimo Dinoia, sono anche state riconosciute le attenuanti, grazie al risarcimento offerto alla donna.
Assieme all'ex manager sono stati condannati anche altri cinque imputati, tra esecutori materiali del sequestro e «intermediari», per i quali il pm aveva chiesto pene tra i 5 e i 18 anni di carcere. Ma anche in questo caso, il gup ha preferito la linea morbida, condannando a 5 anni Giuseppe Gerasolo, a 4 anni e 10 mesi Riccardo D'Urso, a 4 anni e 6 mesi Salvador Dominici, a 3 anni e 4 mesi Luca Piccolo e Antonio Mensi.
Pracca, prima di finire sotto processo per questa vicenda, era stato coinvolto anche in uno dei filoni di inchiesta sul crac della Parmalat.
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