Rassegna

A novembre lo premieranno con l’Oscar alla carriera; meglio tardi che mai verrebbe da dire, visto che il 3 dicembre compirà ottant’anni. Un riconoscimento tardivo ma sacrosanto per Jean-Luc Godard, un regista che con il suo stile dissacratore e anticonvenzionale ha avuto il coraggio e la bravura di sperimentare, anzi codificare, un linguaggio cinematografico diverso, provocatore, per certi versi destabilizzante, anarchico. Bacchettatore dei sistemi capitalistici e della classe borghese, lui nato da famiglia benestante; militante convinto, fin dal suo esordio con lo straordinario Fino all’ultimo respiro - considerato il manifesto della Nouvelle Vague -, ha esaltato ma anche certamente irritato. La Cineteca Italiana omaggia dunque il grande regista d’Oltralpe, offrendo ai milanesi, fino al 17 ottobre all’Oberdan (info: 02.77406316, www.cinetecamilano.it), un suggestivo viaggio negli anni Sessanta, «Jean-Luc Godard: i capolavori degli anni ’60», accompagnati dai primi lavori del cineasta parigino, che lo fecero conoscere al grande pubblico per quella novità che frantumò decenni di convenzioni stilistiche. Sono passati cinquant’anni dal suo film d’esordio (che potremo riammirare domani), ma ancora ci stupiamo per quella genialità che ha cambiato il modo di fare cinema. Il 2 ottobre, invece, è in cartellone Le petit soldat, il suo secondo controverso lungometraggio, incentrato sulla guerra d’Algeria, che provocò numerose polemiche anche politiche. La maturità artistica, se volete, arriva con Questa è la mia vita (15/10), che gli valse premi speciali a Venezia e una sorta di sguardo giornalistico, tra realtà e finzione. De Il disprezzo (3/10) si ricorda l’insuccesso dovuto, in parte, alla richiesta di tagli, voluta dal produttore, che stemperò il senso di angoscia presente nella pellicola. Imperdibile è anche La donna sposata (6/10), successivo al meno riuscito Bande à part (programmato per il 10/10), ricco di pungente ironia. Nel ’65 è la volta di Agente Lemmy Caution, missione Alphaville (13/10) che se la prende con il potere anche se quell’anno sarà ricordato per il brillante Il bandito delle ore 11 (29/9), con uno straordinario Belmondo. Il Godard fortemente politico emerge già con Il maschio e la femmina (14/10), film sui giovani strutturato in 15 capitoli. Pesante è l’attacco alla società dei consumi che permea Due o tre cose che so di lei (9/10) mentre La cinese (7/10) lo allinea alla sinistra radicale.

La rassegna prevede anche il surreale e amaro Week End (30/9), distribuito nel ’67, sorta di riassunto della sua filmografia d’esordio. Tutte e dodici le pellicole proposte saranno presentate in originale con sottotitoli italiani.

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