Le parole del cardinale Scola mettono in imbarazzo gli esponenti cattolici della giunta Pisapia, che però sembrano decisi a proseguire per la propria strada. Mariagrazia Guida replica al cardinale che «il regolamento delle unioni civili recepisce ciò che è contenuto nell'articolo 2 della Costituzione: la Repubblica garantisce e riconosce i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità». Il vicesindaco sostiene che il Comune «ha voluto rispettare queste diversità di esigenze sociali e umane con un grande spirito di laicità nel rispetto del pluralismo». E invita a cambiare argomento: «In questo momento il mondo politico esige un profondo rinnovamento soprattutto sui temi della trasparenza e della corruzione, perché troppo spesso, anche nell'area cattolica, l'interesse personale ha avuto la meglio rispetto al bene pubblico. Bisogna ripartire dall' impegno della politica verso gli ultimi». E anche Marco Granelli, che ha l'incarico di occuparsi dei temi sicurezza come assessore, non sembra intenzionato a pensare alle dimissioni. «Accogliamo l'invito del cardinale rispetto alla riflessione quotidiana e al necessario discernimento, per scegliere, come laici credenti, dove e come svolgere il nostro servizio alla città» è la replica dell'assessore del Pd. E aggiunge: «Come cattolici impegnati in politica, su un tema importante e delicato come quello della famiglia, abbiamo espresso le nostre posizioni a sua difesa, anche pubblicamente, affermando i principi che condividiamo e personalmente ci impegniamo a vivere ogni giorno».
Nota la contraddizione tra le posizioni del cardinale Scola e quelle degli assessori il consigliere socialista Roberto Biscardini: «I casi sono due: o i cattolici presenti in consiglio non sono sufficientemente cattolici o Scola non è sufficientemente credibile presso i suoi fedeli».
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