Cinquanta sfumature di un fallimento. Comunque lo si guardi, l'impianto del Reddito di cittadinanza mostra delle crepe. Chi percepisce l'aiuto statale fortemente voluto e difeso dal Movimento 5 Stelle dovrebbe essere impiegato in «Progetti utili alla collettività», conosciuti come Puc, una sorta di «compensazione». E come ha riferito di recente il ministro del Lavoro Andrea Orlando, a Milano tra il 2020 e il 2022 sono stati 23mila i percettori. Il primo nodo è che gli idonei al lavoro sono presi in carico da Afol (Città Metropolitana) e i non idonei (circa 12mila in questi anni, il 50%) dall'assessorato al Welfare. E le due piattaforme non si «parlano». Dunque: il Comune attiva i «Puc» pescando solo tra i casi che ha in carico, persone che hanno già delle difficoltà, tanto che solo la metà (scendiamo a 6mila) non aveva deroghe e potenzialmente poteva svolgere lavori utili. E quanti sono stati effettivamente coinvolti nei Puc dal 2020? Appena 139. Il tempo - otto ore settimanali, aumentabili a 16 solo se c'è il consenso dell'interessato - e la quota dei rimborsi non invogliano gli enti del terzo settore a rispondere ai bandi. Il consigliere di Fratelli d'Italia Andrea Mascaretti con un'interrogazione ha chiesto di fotografare la situazione con i dati più aggiornati. I beneficiari del Reddito che al 9 giugno erano tenuti a svolgere Progetti utili erano 2.582. Quelli effettivamente impiegati nello stesso periodo? Appena 50. E alcuni progetti, sottolinea di Mascaretti, sono poco utili sia alla collettività che ai diretti interessati. Sei percettori sono impiegati dall'associazione Nestore nella sbobinatura di interviste per la ricerca «Nonni-nipoti adolescenti» o la ricerca «Anziani Lgbt». Tra le attività in corso: supporto alla sanificazione dell'Ufficio rom, sinti e camminanti, del Centro Sammartini o in Villa Scheibler per la cooperativa Spazio Aperto (11 persone coinvolte) o il supporto segreteria all'associazione «Colore». I 50 percorsi attivi sommati a quelli dei Puc conclusi tra novembre 2020 e maggio 2022 portano il come si diceva il totale dei percettori del Reddito utilizzati in lavori utili a 139. A maggio il Comune ha pubblicato un nuovo avviso pubblico, alzando gli importi per il rimborso dei costi degli enti proponenti per coinvolgere una platea più ampia. É arrivata una manifestazione di interesse dal Consorzio Farsi Prossimo per usare 75 persone come «Custodi del Bello». Il Comune precisa che «non risultano per rifiuto de beneficiari a svolgere i servizi». «Anche in salsa meneghina il Reddito si conferma un fallimento per come è strutturato - afferma Mascaretti -. Non serve per trovare lavoro e non c'è neanche un'utilità per la collettività. Ma per i ricatti che M5S sta facendo al governo in questo momento si rischia di andare avanti con questa misura, saranno altri soldi degli italiani buttati via».
Anche il Comune chiede di cambiare le regole. «Da tempo - sottolinea l'assessore al Welfare Lamberto Bertolè - i Comuni lamentano una difficoltà nell'attivazione dei Puc. Un paio di settimane fa ho incontrato coi colleghi di altre grandi città il ministro Orlando per riferire le nostre proposte di riforma. Per noi la difficoltà maggiore è quella di costruire un'offerta variegata di progetti, e dipende soprattutto dal fatto che i Puc possono essere attivati solo dalle pubbliche amministrazioni o dal terzo settore (sono escluse anche le municipalizzate, se non sono al 100%). La proposta di Milano è di allargare la platea anche al mondo del privato e delle aziende». E «i beneficiari di Rdc che vengono indirizzati ai Comuni sono molto spesso caratterizzati da grande fragilità e disabilità, il che rende il loro coinvolgimento nei progetti molto difficoltoso.
I puc, nelle intenzioni del legislatore, sono un modo per restituire qualcosa alla collettività, ma al momento rappresentano un'idea che funziona solo sulla carta». Il sindaco Beppe Sala giorni fa ha ribadito che il Reddito «va profondamente riformato. É stata una buona intuizione ma la sua applicazione ha presentato enormi falle e sul lavoro ha avuto effetti negativi».
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