Il centro sinistra se la suona e se la canta: il referendum sulla riapertura dei Navigli si farà in concomitanza con le elezioni Regionali o le politiche, in modo da contenere i costi della consultazione. La maggioranza in consiglio comunale ha approvato l'ordine del giorno proposto dal capogruppo del Pd Filippo Barberis (26 voti a favore, 4 astenuti e la non partecipazione dei consiglieri di centrodestra) che sosteneva lo strumento della consultazione cittadina, invece del dibattito pubblico per interrogare i milanesi sulla prima fase del progetto di riapertura dei Navigli.
Soddisfatto il sindaco che aveva caldeggiato questa ipotesi per avere un mandato forte da parte dei cittadini sulla realizzazione di un'opera che trasformerà il volto di Milano, creando non pochi disagi. «Il referendum deve essere fatto in modo da permettere ai cittadini di capire preventivamente progetti, costi, tempi. E lo si fa quando si sa poi di poter agire» la replica di Beppe Sala ai consiglieri di opposizione che lo accusano di demagogia. «Inutile rifare il referendum - attacca Fabrizio de Pasquale (Forza Italia) - come nel 2011 se non c'è un cronoprogramma e un piano di fattibilità tecnica ed economica». La riapertura dei Navigli «è un'ipotesi suggestiva ma ci aspettavamo un progetto dettagliato con date e costi - ha aggiunto Gianluca Comazzi capogruppo di Forza Italia -. L'approssimazione della maggioranza dimostra che per ora è solo un'operazione di propaganda». A chi lo accusa, come i Cinque Stelle, di voler indire un referendum per scaricare le responsabilità di un eventuale disastro, il sindaco ribatte: «Toglietevi dalla testa che è per cercare consenso e poi dare la responsabilità a qualcun altro. Se le cose non andranno bene il responsabile sono io». Critico anche Alessandro Morelli capogruppo della Lega: «Che tutti, noi della Lega in particolare, siamo a favore della riapertura dei Navigli non ci sono dubbi, ma qui mancano progetti concreti e coperture economiche su cui interrogare i cittadini». Passato a maggioranza (26 voti a favore compreso quello del sindaco e 11 voti contrari di centrodestra, M5s e Basilio Rizzo di Milano in Comune) anche il secondo ordine del giorno sulle linee guida del progetto in cui «si impegna la giunta ad attivarsi verso tutti gli altri livelli istituzionali (Stato, Regione e Unione Europea) e a raccogliere eventuali disponibilità dei privati» per la copertura dei costi, a garantire che le risorse destinate al progetto «non abbiano un impatto negativo» su altri servizi e «sugli interventi previsti in periferia», a «impegnarsi per ridurre l'impatto dei cantieri».
Così se per Basilio Rizzo il progetto «non è certo una priorità per la città in questo momento», per Matteo Forte di Milano popolare «il piano delle cinque piscine proposto non ha senso, bisogna riaprire tutto il tratto, ma per lotti consecutivi».MBr
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