Paola Fucilieri
«È la prima volta che Regione Lombardia viene convocata al tavolo regionale sull'immigrazione: non capitava da due anni, nonostante ne avessimo diritto. Ringrazio il prefetto Lamorgese e mi auguro che sia l'inizio di un percorso che ci porti a essere coinvolti nella fase decisionale per portare la nostra esperienza».
Simona Bordonali è reduce dall'incontro sulla gestione dell'accoglienza ai profughi con il prefetto Luciana Lamorgese e tutti gli altri prefetti della Lombardia, tenutosi ieri in mattinata in corso Monforte. L'assessore regionale a Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione l'ha invitata a farsi portavoce presso il governo dei problemi della Lombardia, chiedendo che sul territorio non vengano più inviati immigrati. «Sappiamo che i problemi derivano da una gestione fallimentare a livello centrale che purtroppo ha ricadute pesanti sui territori», le parole della Bordonali.
Luciana Lamorgese, primo prefetto donna di Milano, al momento del suo insediamento a palazzo Diotti - mettendo in atto la possibilità di «confisca» concessa ai prefetti in materia di immigrazione e che già aveva sottolineato quando era la rappresentante del governo a Venezia - ha fatto intuire subito l'imminente adozione di una linea severa nell'accoglienza ai profughi. Una ricetta da proporre alle 134 amministrazioni comunali dell'area metropolitana. In seguito, attraverso un protocollo operativo sulla spartizione dei richiedenti asilo spedito il 12 marzo a tutti i primi cittadini dell'area stessa e da restituire firmato entro sei giorni, Lamorgese - che aveva già illustrato personalmente e a voce ai sindaci il contenuto dell'accordo proposto a tutte le amministrazioni - ha spiegato il suo intento. Il tentativo di realizzare «un'accoglienza equilibrata, diffusa e sostenibile dei rifugiati», come scrive nell'intestazione. Chiarendo che anche chi non avesse firmato sarebbe stato invitato ad accogliere la quota di tre rifugiati ogni mille abitanti, come previsto dal governo. Con l'unica differenza che a scegliere dove ospitarli, sarebbe stata la prefettura stessa. In epigrafe al protocollo c'era la premessa che «nel corso dell'anno l'afflusso di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale si è accentuato per perdurare delle crisi e dei conflitti armati nell'area del Mediterraneo» e che il «diritto alla protezione è sancito della dichiarazione dei diritti dell'uomo». Dei 4.500 profughi assegnati all'area metropolitana, Milano da sola ne ospita 3.600; altri 32 Comuni ne ospitano circa mille, di cui 500 a Bresso e i restanti 101 Comuni non ne accolgono nessuno. Un totale «disequilibrio» al quale Luciana Lamorgese propone un «percorso condiviso».
Sempre ieri, a margine della presentazione della nuova stagione del Piccolo Teatro, il sindaco Beppe Sala, in merito alla questione profughi ha dichiarato: «Teniamo sotto controllo con il ministero la situazione. Ritengo che il ministro degli Interni Marco Minniti arriverà a Milano fra non molto e lui ha ben chiara la situazione. Spero non si ripetano le criticità del passato, poi ovviamente è difficile prevedere quanti ne arriveranno».
Pronta la risposta del capogruppo di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale in Regione, Riccardo De Corato. «Tra quello che Sala dice sull'immigrazione a Milano e quello che vedono i cittadini nella vita di tutti i giorni, c'è un abisso.
Il sindaco si è distinto in una serie di dichiarazioni buoniste e benaltriste sugli immigrati: ha dato un bel quadretto in cui sembra che la situazione sia pienamente sotto controllo, peccato che quello che mostra la realtà sia ben diverso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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