Da una a tre sedute show, ma entro giovedì il registro gay diventerà un fatto sotto la Madonnina. Nonostante la Curia abbia accusato la giunta Pisapia addirittura di favorire il «rischio poligamia» e di usare la delibera come uno «spot per saldare i debiti con una parte dell'elettorato». Il regolamento per l'istituzione delle unioni civili approda oggi in consiglio comunale, e se almeno quattro consiglieri del Pdl (Giulio Gallera, Pietro Tatarella, Fabrizio De Pasquale e Luigi Pagliuca) hanno già anticipato che voteranno la delibera, detteranno le loro condizioni con alcuni emendamenti. Verrà accettata senza troppe discussioni - hanno già aderito la capogruppo del Pd Carnela Rozza e le prime firmatarie del regolamento Marilisa D'Amico (Pd) e Anita Sonego (Sinistra x Pisapia) - la richiesta di cancellare dal testo ogni riferimento alla «famiglia anagrafica». Si parlerà di unione affettiva. E dopo la levata di scudi della Chiesa sul rischio di avallare la poligamia, anche il coordinatore del Pdi Gallera assicura che «in aula chiederemo che nell'articolo 1 venga specificato che il registro riguarda la coppia e non un insieme di persone o comunità affettiva». Secondo: «Al momento il regolamento è troppo aleatorio, un emendamento chiederà di fissare la coabitazione da almeno tre anni come criterio per avere accesso al registro». E quindi agli sconti e ai servizi comunali che saranno estesi agli iscritti. E mentre l'ala Cl guidata dal capogruppo Carlo Masseroli contesta la posizione dei liberali pro-registro, i consiglieri Pdl si ricompatteranno nella difesa della famiglia tradizionale chiedendo con emendamenti ad hoc che «le commissioni verifichino di volta in volta che non ci siano elementi di discriminazione tra coppie di fatto e sposate» e «che la giunta attivi politiche di sostegno a favore della famiglia».
La Lega e l'ala cattolica del centrodestra rimangono sull'Aventino. Il governatore Roberto Formigoni appoggia le posizioni espresse due giorni fa dal responsabile del Servizio per la famiglia della Diocesi, Alfonso Colzani, e dal vicepresidente dell'Unione giuristi cattolici di Milano Mattia ferreo che hanno bollato come «inefficace» e una mera «operazione d'immagine» il registro targato Pisapia. «Hanno espresso parole chiarissime di un ragionamento laico e razionalmente inoppugnabile» sostiene Formigoni. E aggiunge che «quello sulle coppie di fatto è un grande equivoco, nessuno mette in discussione i diritti, ma la famiglia non si scimmiotta. La Costituzione la prevede formata da un uomo e una donna, non creiamo un terzo tipo di matrimonio». Anche per il vicepresidente del Pdl alla Camera, il ciellino Maurizio Lupi, «ha ragione la Curia. Introdurre il registro comunale è inefficace, solo uno spot. In tutta Italia sono solo 300 le coppie che si sono iscritte» negli 82 Comuni che lo hanno già istituito. Ma «è evidente che per Pisapia la questione non è risolvere i problemi concreti, che certamente vanno affrontati, ma seguire la crociata, che interessa solo pochi, di equiparare la famiglia fondata sul matrimonio alle unioni omosessuali».
Voteranno a favore Idv e Sel, contro i due consiglieri della la Lega (assenti il capogruppo Salvini e Lepore). Spaccato il Pd, si asterranno dal voto («tradendo» l'impegno del programma elettorale) Andrea Fanzago, Marco Cormio, Francesco Mancuso e Rosario Pantaleo. L'assessore Pd Stefano Boeri invece guarda già oltre. «In una società plurale e in continua trasformazione, non sono le donne e gli uomini che devono adattarsi ai rituali e alle regole» ma «sono le norme e le leggi che devono essere aggiornate e adeguate per poter disciplinare i comportamenti che attengono alla sfera dell'amore e della convivenza». Il registro quindi è «un primo passo importante» per aprire «anche a Milano una battaglia culturale affinché l'eguaglianza di genere venga estesa la concetto di famiglia e al rito del matrimonio».
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