Renzi a Expo: «Qui la vittoria dell'Italia»

Il giorno dell'inaugurazione sarà il «No gufi day». E il Pd prova a mettere il cappello su un'opera che non voleva

La pioggia rovina anche il selfie voluto da Matteo Renzi con prospettiva sul cantiere Expo. Arrivato ieri a Milano per una visita lampo (nemmeno un paio d'ore), il premier ha trovato acqua e una giornata autunnale. «Da quando sono al governo piove sempre, vorrà dire qualcosa» dice per rompere il ghiaccio della conferenza stampa organizzata (e anche questo vorrà dire qualcosa) nello scheletro di cemento del padiglione Eataly dell'amico Oscar Farinetti. Il commissario Expo Giuseppe Sala gli consegna il primo biglietto. «So che ne dobbiamo vendere 24 milioni - risponde Renzi - Ma so anche che 5 milioni sono già stati venduti, di cui uno solo in Cina. Una dimostrazione della grandissima fame di Italia che c'è oggi nel mondo». E siccome lui è uno che ama il rilancio, chiede che prima dell'inaugurazione le prevendite arrivino «a 10 milioni».

Con lui il presidente dell'autority anticorruzione Raffaele Cantone, i ministri Maurizio Lupi e Maurizio Martina, il prefetto Francesco Paolo Tronca, il commissario del Padiglione Italia Diana Bracco e i vice di Regione e Comune Mario Mantovani e Ada Lucia De Cesaris. Da notare la presenza di un volto non poi così noto come Lorenzo Guerini, vice segretario e portavoce del Pd a testimoniare la voglia anche del partito di mettere le mani su un evento che in fondo fu voluto (e fortemente voluto a dispetto di tanti) da un sindaco di centrodestra come Letizia Moratti e appoggiato da un premier come Silvio Berlusconi tra lo scetticismo di molta sinistra che urlava il suo solito «dagli ai cementificatori». Oggi sembra passata un'era geologica. E probabilmente ideologica. «L'Expo - assicura Renzi dopo aver percorso il Decumano - sarà una delle chiavi della ripartenza del Paese». Tanto da proclamare il prossimo primo maggio, giorno della cerimonia di inaugurazione, il No gufi day . Nessun dubbio che si arriverà in tempo. Perché «faccio il politico e non posso essere pessimista, altrimenti avrei fatto un altro mestiere». Anche se a guardare il cantiere e gli appena otto mesi che mancano, qualche dubbio si fa vivo. «L'ottimista - se la cava Renzi - è chi costruisce un futuro all'altezza dei propri sogni. E l'inaugurazione dell'Expo sarà un grande momento di orgoglio per tutti». Di qui il ringraziamento ad alcuni dei 1.300 operai che lavoreranno anche a Ferragosto. «Chiunque avrà messo un mattone dell'Expo o posato una delle 20mila piante, potrà essere fiero di aver restituito l'orgoglio a un Paese che vuol dire al mondo che l'Italia ce la fa». Poi la notizia della conferma che la Turchia parteciperà dopo una telefonata fatta al presidente Recep Tayyip Erdogan. Che ha rinunciato alla ripicca minacciata dopo che l'Italia aveva appoggiato la candidatura di Dubai e non Smirne per il 2020. Inevitabile un riferimento alle inchieste che hanno coinvolto manager e frenato i lavori. «L'operazione» Expo è stata condotta «in un contesto di difficoltà», dal momento che «c'è stato un elemento di turbativa».

Ma ora «abbiamo affrontato tutti i problemi». Prossimo appuntamento «per fare il punto dei lavori» il 16 ottobre quando per il semestre di presidenza europea dell'Italia a Milano arriveranno i capi di Stato di Asia ed Europa.

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