Alberto GiannoniSala sempre più in corsa. E Milano val bene una messa, forse anche due. Giuseppe Sala non scioglier ufficialmente la riserva ma parla ormai da candidato. E si muove, eccome. Il compassato, moderato e trasversale commissario Expo, dopo il Pd si «iscrive» anche ai Ds, al Pds, giù giù fino al Pci. Metaforicamente, ovvio, dal momento che le tre sigle in questione sono state (meritatamente) archiviate da anni e rottamate definitivamente con la conquista del partito da parte di un neo Dc come Matteo Renzi che oggi vorrebbe vedere Sala sindaco di Milano. A pochi giorni dall'avvio della raccolta firme per le primarie, Sala replica, commenta, parla di Milano. E confessato un insospettabile voto comunista, in un intervista rilasciata a GQ». Una simpatia comunista che sbalordisce, perché alla sinistra milanese, invece, Sala non va giù. Non solo e non tanto ai «duri e puri» di Rifondazione. Anche ai vendoliani di Sel, che lo vedono come un corpo estraneo. E non convince soprattutto il sindaco Giuliano Pisapia e il mondo radical chic che lo circonda. La «Milano civica» arancione non fa altro che spiegare che Sala non è Pisapia. E che Sala non sia Pisapia lo sanno tutti. Lui per primo. Dai partiti che dovrebbero sostenerlo viene percepito come «troppo di centro». «Non moriremo Salacristiani» aveva ironizzato pochi giorni fa un giovane dirigente del Pd. E rendeva l'idea. Il bocconiano per antonomasia, Mario Monti, era entusiasta per la candidatura di un collega, a cui veniva attribuito (al massimo) un profilo da manager illuminato, liberaldemocratico, tipico delle élite. Ancora ieri il re della borghesia ambrosiana, Piero Bassetti, incoronava Sala: «Buon candidato». La sinistra-sinistra, invece, non perdeva occasione per rinfacciargli il suo curriculum bipartisan e l'incarico da direttore generale del Comune (regnante Letizia Moratti). Era talmente moderato, Sala, da aver incontrato il leader Ncd Maurizio Lupi. E veniva considerato capace di attrarre i voti del centrodestra. Tutto da rifare, ecco il compagno Sala, che nell'intervista a «GQ» rivela «una forte dialettica» col padre iscritto (lui sì) alla Dc e una gioventù a base di Pink Floyd, Doors e beat. Il centrodestra ironizza: «Non mi ero mai accorto che stavo lavorando gomito a gomito con un comunista della prima ora, neanche mi ero accorto che fosse del Pd, figuriamoci del Pci» sorride Riccardo De Corato. E intanto Sala è sempre più candidato, anche se non scioglie ancora la riserva. Definisce «scontato» l'esito dell'incontro romano fra Pisapia e Renzi, che ha aperto la strada alle primarie. E si dice «molto interessato» alla città. «Ho le mie idee, lavoro e incontro». «In questo momento il mio lavoro è un altro - precisa - Però, da osservatore e da cittadino, sulle primarie credo che non potrebbe essere altrimenti». Quindi ha tutta l'aria di essere pronto. Anche se Renzi non lo incontra (e ieri con Pisapia ha incontrato anche la sua possibile rivale, Francesca Balzani). «Mi conosce bene» assicura. Poi lancia frecciatine a Pisapia: «Ogni candidatura potenzialmente è un po' divisiva, tranne quella del sindaco attuale». Promette statuti speciali e attenzione alla periferie. Lancia slogan.
E sbandiera interesse e conoscenza di Milano: «La conosco. Tanto. La vivo con tanta intensità e vivo a Milano dai tempi dell'università. Non sono uno che vive a casa sua, ma sono in giro e mi muovo tanto». Difficile dargli torto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.