Resiste l'anima verde della sinistra

L'assessore: «I 5 Stelle? Hanno i nostri voti ma non ne fanno buon uso»

Alberto Giannoni

È l'anima verde della maggioranza. Eletta con oltre 400 preferenze, Elena Grandi è assessore a Verde, demanio, ambiente e vicepresidente del municipio 1. Eletta con la Rosa nel Pugno nel 2001, ha cominciato a occuparsi di politica un po' per caso ma oggi ci ha preso gusto. «Politicamente parlando - racconta - sono uno spirito libero, mi identifico da sempre nei movimenti dell'ambientalismo, propositivo e non solo protestatario, e in battaglie a favore della vivibilità della città». Nel 2006 è tornata in Zona con Verdi ecologisti e civici. Alle ultime Comunali, declinando cortesemente diverse candidature per Palazzo Marino, ha conquistato il terzo mandato in Zona (ora municipio) schierandosi con la «Sinistra per Milano», cartello di arancioni, civici e sinistra-sinistra. Oggi è membro dell'Esecutivo nazionale e regionale dei Verdi. Praticamente il volto dei verdi milanesi. Il movimento, si sa, attraversa una fase critica. Ma per l'assessore, la funzione dei Verdi non è esaurita, «tutt'altro», anche se tutti si proclamano verdi («a parole» dice, pensando alla politica nazionale) e anche se i 5 Stelle tolgono spazi: «Hanno raccolto i voti dell'ambientalismo, non necessariamente facendone buon uso - dice - al momento sono più slogan che sostanza. E vedo abbandoni e ripensamenti». Ma a Milano, per Grandi, la sinistra è diversa: «A Milano non ho mai fatto una battaglia ambientalista senza il sostegno della mia maggioranza. Anche quando non abbiamo voluto la festa dell'unità ai giardini Montanelli». «Partire da Milano è un'opportunità». E cita verde urbano, spazi da restituire alla città, patrimonio agricolo, sistema idrico. «Un'impronta ambientalista sana e propositiva». Sul traffico, ritiene che area c sia «il primo passo», ma con cautela: «Forse non oggi, ma l'allargamento deve essere un progetto da perseguire».

A proposito di scali ferroviari, ha auspicato la bocciatura del vecchio piano e oggi avverte: «Parchi sì, ovviamente - spiega - più verde possibile, ma dovranno essere luoghi di servizi e vie di collegamento e non destinati a edilizia residenziale, che oltretutto rischierebbe di restare invenduta».

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