«Rho sembra un deserto Ecco i veri 50 padiglioni»

Sgarbi propone un percorso tra arte e architetture Maroni: «Non ci fermeremo ai mesi dell'Esposizione»

«Rho sembra un deserto Ecco i veri 50 padiglioni»

Un investimento da 2 milioni di euro. «Ma questo è solo l'inizio di un percorso di valorizzazione del patrimonio culturale», ha detto ieri il governatore Roberto Maroni presentando le iniziative Expo affidate a Vittorio Sgarbi nel suo fastoso ruolo di ambasciatore delle Belle arti. «Gran parte - assicura l'assessore alle Cuture Cristina cappellini - guardano al dopo Expo con grandi investimenti fatti nei nostri territori per il futuro». Dodici padiglioni in città, più cinque in Lombardia e venti itinerari tra cui la Milano cristiana, la sua archeologia e le abbazie, ma anche i Sacri monti, i Longobardi, il Museo del Violino a Cremona e la chiesa di san Sigismondo, il Duomo di Monza e le ville gentilizie della Brianza, il Capitolium e Brescia romana.

E poi i Navigli di Leonardo. «Perché il vero sito di Expo - innesca la prima polemica Sgarbi - è Milano e non quel deserto di Rho-Pero». Di qui l'idea di utilizzare i tesori architettonici «già pronti» come strutture ideali per esporre le opere d'arte. A cominciare da quelle di Nicola e Giovanni Pisano («Le origini della scultura moderna») prestate dall'Opera Primaziale di Pisa a san Gottardo in Corte che fu cappella palatina e conserva un prezioso affresco giottesco. Poi il «padiglione» Bramante tra la prospettiva rinascimentale di santa Maria presso san Satiro e santa Maria delle grazie e quello Leonardo nella Reggia di Monza con la Bella principessa . Padiglione Rinascimento al Museo Bagatti Valsecchi dove sarà ricomposto il trittico della Madonna di Antonello da Messina e per il cui ingresso Sgarbi suggerisce di «offrire biglietti a un euro anziché cinque ai clienti del ristorante che c'è sotto». Poi quello Raffello e Caravaggio tra Pinacoteca Ambrosiana e Brera e il padiglione Tiepolo a palazzo Clerici che conserva il suo affresco più grande. Le opere più belle dei depositi di Brera andranno a Palazzo Cusani, mentre palazzo Isimbardi ospita «Ascolta il tuo cuore città» dal libro di Alberto Savinio affiancato al fratello Giorgio De Chirico. Sempre a Palazzo Isimbardi il padiglione del libro con i cento «più belli ed emozionanti» a cura di Andrea Kerbaker. Omaggio a Guglielmo Mozzoni con la «Città ideale» nel grattacielo Pirelli, mentre a Palazzo Lombardia va il «Grano d'Italia». Al Vittoriale di Gabriele d'Annunzio (il museo lombardo più visto, più anche di Brera) scultori a lui legati come Wildt, Minerbi, Apolloni, Bardetti, Mazzuccottelli.

La seconda sfuriata di Sgarbi è dedicata al padiglione con la Pietà Riondanini di Michelangelo. «Spostarla è un crimine al pari di quelli dell'Isis», inveisce contro il Comune che portandola all'Ospedale spagnolo ha violato l'allestimento del gruppo BBPR (Belgioioso, Banfi, Peressutti e Rogers). «Questi galletti sono contro la città e l'architettura, spero che la Regione sia accanto a me nel difendere un capolavoro da un Comune rapace».

Terza polemica per Germano Celant, con Sgarbi che dice di aver chiesto al presidente dell'autorità Anticorruzione Raffaele Cantone di «indagare sui 7milioni spesi, di cui 750mila a lui, per quella c... pazzesca che è la mostra allestita alla Triennale». Che senso ha, accusa, «spendere soldi per una fotografia di Warhol o per assicurare e portare dall'America un'opera di Oldenburg?».

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