Chiara Campo
«É un miracolo! É la vittoria della ragione e soprattutto degli elettori sui burocrati, non si può eliminare una forza politica sulle formalità» è la reazione a caldo di Riccardo De Corato alla notizia (quasi inattesa) della riammissione della lista di Fdi alla corsa per Palazzo Marino. E ora avverte gli avversari: «Adesso ci batteremo con ancora più forza, anche se in questi sette giorni nel limbo non abbiamo mai mollato e abbiamo fatto campagna nei quartieri. Chi pensava di liberarsi di noi ha fatto male i conti». Diciamo pure che per tutta la giornata De Corato (capolista) ha avuto un pessimo presentimento. In Consiglio da 31 anni, ieri non ha partecipato a quella che poteva essere la sua ultima seduta. Prima sui banchi dell'opposizione, poi tre volte vicesindaco e di nuovo 5 anni a fare l'opposizione a Pisapia. Aveva il magone da giorni, e da giorni sostenev: «Non possono buttarci fuori così». Ma ieri con il passare delle ore la speranza ha iniziato a prendere il posto di quel sentimento negativo, e intorno alle 22.30 la notizia da Roma: il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar, riammettendo la lista di Fratelli d'Italia alla corsa delle Comunali. Un braccio di ferro che durava da sabato 7 maggio, la scadenza per presentare il simbolo e la documentazione relativa ai 48 nomi in corsa. Nella notte, la comunicazione choc per Ignazio La Russa, dirigenti e militanti Fdi: le liste per i nove Municipi sono in regola, quella per Palazzo Marino irregolare per un cavillo. Solo i candidati al Consiglio avevano firmato il vecchio modulo e non quello aggiornato dopo la legge Severino, mancava dunque la riga per dichiarare di non avere sentenze in giudicato che escludessero una candidatura. Il partito ha presentato controdeduzioni (bocciate), ricorso al Tar (bocciato), ha organizzato un sit-in in galleria e fatto un appello al governo Renzi (bocciato) ad approvare un decreto d'urgenza per concedere 48 ore di tempo alle liste escluse a causa errori materiali per mettersi in regola. Nel caso milanese, aveva fatto presente La Russa, era stata la stessa commissione elettorale in Comune a trarre in inganno i presentatori, barrando con una «X» la casella attinente alla legge Severino. E la sentenza del Consiglio di Stato conferma qyesta posizione. Qualora, si legge, «il segretario comunale avesse correttamente rilevato le carenze contestate, i presentatori della lista avrebbero potuto tempestivamente integrare la documentazione evitando la conseguente esclusione».
Fdi ragionava già su «piani b», come «adottare» un candidato leghista o civico che si schierasse come esponente del partito in aula. Non servirà più. Soddisfatta anche la capolista Fi Mariastella Gelmini: «Vincono i valori supremi della democrazia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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