Il ribelle della Lega «promosso» dal Pd

Eletto col Carroccio, è diventato presidente del Consiglio contro i suoi

Alberto Giannoni

Eletto con la Lega, è diventato il «ribelle» del municipio 2. Aspirava a un incarico di giunta e oggi si trova, col voto anche dei Pd, a fare il presidente del Consiglio. Quello di Carlo Sorrentino è stato uno dei «casi» da gestire dopo il voto del 5 giugno. Sorrentino è stato eletto col record di preferenze nella zona 2, 376 voti: «Alla Lega spettava un assessorato - spiega - e pensavo toccasse a me. Davo per certo che avrebbero scelto il più votato. Poi ho ricevuto notizia che l'assessorato era andato all'ex consigliere comunale Luca Lepore. Nessun problema, anche se non è stato candidato qui. Non l'ho trovato giusto, se anche nel piccolo dimostriamo di essere solo politici e non cittadini...». «Mi sono candidato alla presidenza del consiglio - prosegue - Una decina consiglieri di maggioranza e una decina scarsa di opposizione mi ha votato». Insolita convergenza: «La sinistra ha avuto una grossa opportunità politica e non se l'è fatta scappare. Ma sono una persona ragionevole, credo che questo abbia influito». Sorrentino, 30 anni, due figli, laurea in architettura e finanza immobiliare, è al secondo mandato: 5 anni fa era stato eletto, sempre da indipendente, nel Nuovo polo per Milano. Ritiene che le sue 370 preferenze siano state decisive: «Io abito nello stesso isolato di Alberto Ciullini (il candidato presidente del centrosinistra, ndr). Vivo e abito a Greco. E conosco il quartiere. Ho preso il 5% dei voti della Lega in seggi decisivi». È stata la delusione, dunque, la molla che lo ha contrapposto alla maggioranza guidata dal presidente del municipio, il leghista Samuele Piscina. Ma Sorrentino esclude che dietro l'operazione della sua elezione ci sia lo spirito di rivalsa di chi desiderava la candidatura a presidente: «Assolutamente falso, nessun coinvolgimento». Oggi si trova in una posizione istituzionale delicata: «Io non rinnego i miei valori di destra, credo molto in Roberto Maroni, non in Salvini».

«Come presidente sono al di sopra delle parti, rispetto la conferenza dei capigruppo». E col centrodestra i rapporti sono in bilico: «Credevo e credo in Samuele, la persona. Quanto al presidente, spero torni sui suoi passi».

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