Chi continua a sostenere che Milano è una città noiosa e poco creativa si dovrà ricredere. Perché Milano è appena stata nominata la capitale mondiale della moda.
E dora in poi (o almeno fino all'anno prossimo) chi parla di moda dovrà pensare subito alla nostra città. Più che a New York e molto di più che a Parigi, Londra, e Roma. Il riconoscimento arriva dall'associazione non-profit texana «Global Language Monitor». Quella che ogni anno passa in rassegna migliaia di quotidiani, riviste di moda, trasmissioni tv e radio, siti internet e blog, in cerca di parole chiave come: moda, fashion, prêt-à-porter, haute couture, sfilate, passerelle. Morale: questa volta la città di Prada, Dolce&Gabbana, Armani e tanti altri, ha sbaragliato tutti, e ha avuto la sua rivincita. Per quattro anni era stata infatti confinata al quarto posto, immancabilmente superata dalla Grande Mela (al primo posto per 5 anni), che ora invece è solo seconda.
Il motivo? Secondo i vertici della «Global Language Monitor» sarebbe colpa della crisi, che negli Usa non ha risparmiato nemmeno la grande macchina della moda. «La ristrutturazione economica globale ha avuto un impatto anche sul sistema moda» dice Lorenzo Payack, uno dei direttori.
Secondo la Camera della Moda italiana invece trattasi di giusto riconoscimento. Crisi o non crisi. «Questa situazione si soffre in tutto il mondo e in ogni settore, anche se la moda regge più degli altri settori», spiega il presidente della Cnmi Mario Boselli. Ma come è riuscita allora Milano a superare colossi come New York e Parigi? «L'anomalia era che fino all'anno scorso a Milano non venivano dati i giusti riconoscimenti. Ora finalmente si fa giustizia». Colpa della stampa e dei media, secondo Boselli, ma ancor più della mancanza di amor patrio dei giornalisti di casa nostra.
«Per anni abbiamo letto titoli negativi, come: La creatività non sta qui. Non è una città per i giovani, ma abbiamo letto solo falsità». In altre parole? «Sul fronte giovani, siamo i primi al mondo a promuoverli, basti pensare all'Incubatore della Moda. Se invece guardiamo la creatività fine a se stessa, vince Parigi.
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