Giulio Gallera*
Ho letto l'intervento del presidente dell'Ordine dei Medici Carlo Alberto Rossi sono rimasto stupito che la massima autorità di un ente che dovrebbe collaborare con le Autorità, divulghi informazioni inesatte su un tema così fondamentale come la riforma sanitaria. Desidero ricordare che le delibere approvate sono frutto di un'articolata azione di confronto e approfondimento, sviluppatasi in numerosi incontri tenutisi da gennaio ad aprile con tutti i principali attori di sistema, Ordini dei medici compresi. Entrando nel merito delle inesattezze, quella più clamorosa è l'asserzione che «il gestore della presa in carico difficilmente sarà un medico di medicina generale». Al contrario nelle nostre delibere attuative abbiamo previsto un diritto di prelazione ed esclusività in capo al Mmg per 2 milioni di cronici su 3,3, prevedendo per le attività organizzative e gestionali legate alla presa in carico l'erogazione di risorse ingenti. Dieci medici di medicina generale «massimalisti» che decidono di candidarsi ad essere gestori riceveranno circa 180mila euro l'anno. Sottolineo la significativa adesione dei Mmg che in alcuni realtà della regione come Mantova, Cremona o Lecco raggiunge percentuali tra l' 80 e il 90 %.
Totalmente destituite di fondamento appaiono le dichiarazioni secondo cui si metterebbe a rischio la gratuità e universalità delle cure. Questa riforma è importante proprio perché la presa in carico proattiva del 30% dei cittadini che sono affetti da patologia cronica consentirà cure più appropriate e l'eliminazione di prestazioni non necessarie. Visto che la spesa sanitaria per i cronici assorbe il 70% del budget regionale la nostra riforma permetterà, dunque, una sostenibilità del sistema capace di assicurare la continuità dell'universalità. L'alternativa sarebbe l'aumento delle prestazioni a pagamento e il rischio del prevalere di sistemi assicurativi alternativi al servizio sanitario regionale. Infondata anche la supposta standardizzazione della presa in carico del malato cronico. Il Pai, Piano assistenziale individuale sarà personalizzato e stilato su una base di set di riferimento che sono frutto di un'analisi storica dei bisogni espressi dai pazienti cronici, a seconda della patologia. Il medico può comunque prescrivere esami o prestazioni non compresi nei set qualora siano effettivamente necessari. Con una presa in carico strutturata e ordinata i pazienti avranno su base annuale un programma chiaro di terapie e diagnostiche. Questo permetterà un taglio decisivo alle liste d'attesa e un'ottimizzazione degli accessi agli ospedali, impedendo l'affollamento dei pronto soccorso. Infine, nonostante l'argomento precariato del personale sanitario sia una conseguenza di vincoli imposti a livello nazionale, (si pensi che viene chiesto alle Regioni che entro il 2020 il costo per il personale sia quello del 2004 tagliato dell'1,4% ) il personale medico dipendente a tempo determinato per l'area milanese è circa l'8% del totale del personale in servizio, una percentuale eccezionale rispetto ad altre regioni.
Spero vivamente che questa fase elettorale che interessa i
medici ospedalieri e di famiglia si concluda velocemente e ci consenta di avere interlocutori costruttivi che contribuiscano al miglioramento dell'assistenza sanitaria dei malati cronici.*Assessore al Welfare Regione Lombardia
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