Cristina Bassi
Una crescita «esponenziale». I contraccolpi dell'emergenza profughi che grava sulla città si sentono anche a Palazzo di giustizia. Dove i numeri parlano di un sistema vicino al collasso. I ricorsi presentati dagli stranieri per ottenere lo status di rifugiato avranno quest'anno - è la previsione per il 2016 - un boom del 140 per cento.
La relazione annuale sul Bilancio di responsabilità sociale del Tribunale lancia l'allarme: c'è un «imponente flusso dei procedimenti per asilo e protezione internazionale». La situazione è definita «critica». I ricorsi contro i rifiuti alle domande degli immigrati negli ultimi due anni sono aumentati in modo esponenziale. Sono stati infatti 636 nel 2014 e 1.679 nel 2015 (fino a settembre 715, mentre nei tre mesi finali dello scorso anno ben 964). Il trend è continuato nei primi mesi del 2016: 807 istanze tra gennaio e febbraio, con una proiezione per tutto l'anno in corso di oltre 4mila domande al Tribunale. Più 140 per cento in dodici mesi appunto. L'attribuzione agli stranieri del titolo di rifugiato o di «persona bisognosa di protezione sussidiaria» spetta alla Prefettura. In caso di rifiuto, l'immigrato può presentare ricorso al giudice civile. Il procedimento prevede un'udienza e il giudice accoglie o respinge l'impugnazione. Il richiedente asilo è quasi sempre assistito da un difensore a spese dello Stato. L'incremento di ricorsi al giudice è la conseguenza di quello delle richieste alla Commissione territoriale della Prefettura. Per far fronte alla pioggia di pratiche il Tribunale ha assegnato alla sezione competente - la Nona civile - nove nuovi giudici ordinari e sei onorari. Il Csm in aggiunta ne ha inviato uno da fuori distretto, contro i tre richiesti dal presidente Roberto Bichi, per 18 mesi. Anche perché dallo scorso agosto la legge prevede che i ricorsi per le richiesta di asilo siano evasi in sei mesi al massimo. Oltre a quelli per la «protezione internazionale», anche i ricorsi ai provvedimenti sull'immigrazione in senso stretto (come dinieghi di permessi di soggiorno e allontanamenti) hanno avuto nel 2016 «un'impennata».
Ieri sono stati resi noti inoltre i risultati sull'attività generale del Tribunale. Il rapporto, voluto dall'ex presidente Livia Pomodoro cinque anni fa, è stato presentato dal suo successore Bichi. Hanno partecipato, tra gli altri, il governatore Roberto Maroni e l'assessore comunale ai Lavori pubblici Carmela Rozza. Per definire una causa civile in primo grado ci vogliono in media due anni e circa otto mesi per una penale davanti a un collegio di giudici. «I tempi dei procedimenti - ha spiegato Giovanni Valotti, dell'università Bocconi, che ha collaborato al documento - sono ancora molto lunghi, ma migliorano».
I giorni per il processo civile lo scorso anno sono stati in media 734, contro gli 860 dell'anno prima. Mentre per il penale sono stati 182 con rito monocratico (contro i 180 di 12 mesi prima) e 240 con rito collegiale (234 nell'anno precedente).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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