I centri islamici non l'hanno presa bene. La decisione del Comune di annullare il bando per le due moschee ha suscitato la comprensibile delusione delle associazioni musulmane. «La nostra comunità è andata alle urne a votare Giuseppe Sala perché ci ha garantito che avrebbe permesso la costruzione di luoghi di culto regolari - ha detto al Giorno il direttore dello storico centro di via Padova, Mahmoud Asfa, noto per le posizioni moderate e dialoganti - e quella promessa deve essere onorata».
Certo, alcuni leader dei centri islamici non sono stati estranei in questi anni a polemiche che alla fine hanno complicato tutto. Ma l'amministrazione guidata da Giuliano Pisapia, nonostante le critiche arrivate anche da esponenti del Pd, ha deciso di seguire la strada del bando, oggettivamente favorevole alle associazioni più forti e strutturate.
Ora è arrivata la retromarcia. E nel commento del coordinamento dei centri islamici, guidato da Davide Piccardo, emergono due possibili scenari: un ricorso o l'apertura di un dialogo finalizzato ad «azioni concrete» e imminenti. L'impugnazione giuridica dell'annullamento, è un'ipotesi citata in modo piuttosto chiaro, anche perché - dicono dal coordinamento - «la nostra comunità e le sue associazioni hanno creduto molto in questo percorso, hanno investito risorse materiali e morali». «Ci riserviamo di analizzare approfonditamente il provvedimento sotto il profilo legale prima di agire nelle sedi opportune per tutelare il nostro diritto» si legge nelle nota del Caim. D'altra parte, i toni non sono quelli tipici di una rottura definitiva: «È difficile nascondere la preoccupazione che si debba ripartire da zero - dicono ancora dal Caim - mentre il tempo passa e i problemi sono sempre sul tavolo, ma auspichiamo che la disponibilità al dialogo e la volontà di procedere celermente ad affrontare le esigenze del culto, manifestata contestualmente dall'amministrazione, si traduca presto in azioni concrete che valorizzino il lavoro intrapreso dal Caim e da tutta la comunità in questi anni».
Lo stesso Caim tuttavia, non può fare a meno di notare ciò che anche il Pirellone ha evidenziato con l'assessore all'Urbanistica Viviana Beccalossi: la legge regionale che viene oggi indicata dal Comune come causa ostativa al perfezionamento del bando-moschee, è in vigore da un anno e mezzo. «Riteniamo necessario sottolineare - scrive infatti il Caim - che la legge è in vigore da circa un anno e mezzo e che nella precedente versione della legge era comunque previsto che i comuni individuassero nei propri Pgt le aree per il culto». «Nei 5 anni di amministrazione Pisapia, con cui l'attuale amministrazione ha grande continuità - si rileva - non si è provveduto a individuare le aree per il culto né in fase di pianificazione urbanistica, né in seguito all'approvazione della legge regionale anti-moschee».
A sinistra, però, già si levano diverse voci per sostenere la storica battaglia dei centri islamici per una moschea. Fra queste, l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno, che si è candidato con la «Sinistra per Milano» dopo aver sostenuto alle primarie la candidatura dell'assessore Pierfrancesco Majorino, padre del bando sulle moschee.
«Credo che la nostra priorità sia sempre fortemente legata all'ipotesi che Milano possa, anche da questo punto di vista, essere una città pienamente europea, dove esista per tutte le fedi la possibilità di esercitare il diritto alla preghiera» ha detto Del Corno.AlGia
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