Rissa in aula e minacce. Vietato parlare dei crimini comunisti

Sì alla mozione che equipara i totalitarismi. Ostruzionismo Pd, i centri sociali scatenati

Rissa in aula e minacce. Vietato parlare dei crimini comunisti

Vietato parlare dei regimi comunisti. La Milano della sinistra impone un'autocertificazione di antifascismo a chiunque chieda contributi, patrocini e spazi pubblici. Impone di dichiararsi contrari al fascismo, insomma, eppure qualcuno non accetta che la stessa cosa per tutti i totalitarismi. Paradossale, soprattutto ora che questa equiparazione fra nazismo e comunismo è stata sancita da una risoluzione approvata a larga maggioranza del Parlamento europeo con il voto di moltissimi eurodeputati del Pd e socialisti, fra cui anche l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia.
In Zona 7 l'altra sera è scoppiato il finimondo su questo, con insulti e minacce. L'ostruzionismo è partito subito ma il caos è scoppiato coi centri sociali al momento di discutere la mozione - poi approvata - presentata dalla presidente del Consiglio, Norma Iannacone (Fdi) e sottoscritta dal tutto il centrodestra. La mozione chiede al Comune di «eliminare la procedura di dichiarazione antifascista», o «in subordine», di modificarla col rifiuto di «ogni ideologia totalitaria e liberticida». Il documento, insomma, vuole riallineare Milano al Parlamento europeo. Ma la sinistra non ci sta. Il consigliere del Pd Lorenzo Zacchetti la considera «scellerata». Ha presentato «per protesta» 707 emendamenti: «Trovo grave - spiega - che una maggioranza regolarmente in carica grazie alle regole democratiche non si riconosca nei valori fondanti della nostra democrazia. La Resistenza - prosegue - non deve essere patrimonio solo della sinistra e mi meraviglio degli esponenti di Forza Italia, alcuni dei quali di cultura socialista, che si sono prestati a questo ennesimo tentativo di riscrivere la storia, mettendo tutto sullo stesso piano».

Iannacone sintetizza: «Per loro la dittatura comunista va bene, quella fascista no. Io invece dico: condanniamo tutti i totalitarismi». Il presidente del Municipio Marco Bestetti, di Fi, sottoscrive e definisce «sacrosanta» la mozione. E ne rivendica «con assoluta convinzione la ragionevolezza». Bestetti definisce la dichiarazione antifascista imposta dal Comune «una ridondante forzatura ideologica, perché il rispetto delle leggi e della Costituzione italiana è prerequisito implicito per chiunque, che non necessita certo di autocertificazioni in carta bollata». «A pochi giorni dal 30° anniversario del Giorno della Libertà, che celebra la caduta dell'odioso muro di Berlino - prosegue il presidente - consigliamo al Pd di rassegnarsi alla storia e di non aggrapparsi ad inutili scartoffie burocratiche per cercare di riscrivere il corso degli eventi».

Ma se il Pd ha voluto scaldare la seduta, sono stati poi i centri sociali presenti in Aula a renderla incandescente. «Hanno insultato con appellativi come fascista nazista me e altri miei colleghi - racconta il leghista Francesco Giani - Mentre inneggiavano a rivoluzioni comuniste e altre follie antidemocratiche. Infine mentre me ne stavo andando dal municipio mi è stato detto che per i fascisti come me c'è ancora spazio in piazzale Loreto. Vergognosi. Io sono fiero di credere nella democrazia e nella dialettica politica, dove ci sono avversari ma mai nemici». «Mi auguro che arrivi una presa di distanze del centrosinistra» dice Giani , che rivendica: «Sono democratico, antifascista e anticomunista, quello che è successo è inaccettabile. Il Comune pensi ai problemi veri, come i centri sociali» conclude.

L'assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato, manifesta solidarietà a Iannacone al centrodestra di Zona: «Mi auguro che le altre facciano la stesa cosa - dice - il Comune è stato strabico. Il fascismo ha fatto cose da stigmatizzare ma lo stesso vale per i regimi comunisti, per non aprire il tema dell'islamismo, su cui a Milano ci sarebbe da dire». «Io - aggiunge - non ho mai visto il Pd celebrare la caduta del Muro.

Dopo 70 anni c'è questa dichiarazione di antifascismo ovunque ma del comunismo non parla mai e il Muro è caduto nell''89. Mi meraviglio che Sala che era con noi direttore non avvia conoscenza dei misfatti del comunismo».

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