Coronavirus

Ristoratori e Green pass "Non abbiamo I'autorità per identificare i clienti"

Da oggi scattano obbligo e multe salatissime. Ma le norme sono difficilmente applicabili

Ristoratori e Green pass "Non abbiamo I'autorità per identificare i clienti"


E alla fine il giorno del Green Pass è arrivato: anche i locali di Milano e Lombardia sono pronti, ma a preoccupare è il tema dei controlli. Saranno infatti i titolari o i gestori di bar e ristoranti a doverlo richiedere, rischiando di incappare in sanzioni piuttosto salate qualora facessero sedere all'interno un cliente sprovvisto di almeno una dose di vaccino. per loro il decreto prevede multe salate, da 400 a mille euro.
«Tra gli esercenti di Milano prevalgono due sentimenti contrastanti spiega Lino Stoppani, presidente di Epam-Confcommercio, l'associazione meneghina che riunisce i pubblici esercizi chi ha tanto spazio esterno è indifferente alla misura, ma almeno il 40 per cento dei nostri locali non ne dispone. A loro è stato assegnato un onere aggiuntivo che porterà un impatto negativo». Dunque, per Stoppani, ci voleva forse «più coraggio nell'estendere la misura a tutti e non prevedere deroghe al chiuso». La soluzione più semplice sarebbe stata «continuare con l'autocertificazione, visto che siamo andati avanti così per mesi, anche quando la situazione era più grave». Per non parlare del fatto che negli ultimi giorni molti ristoratori, specie chi si è detto pronto a chiedere il Green pass, sono stati presi di mira sui social da anonimi no vax con minacce, insulti e persino recensioni negative: «Quest'aggressività verso gli esercenti corretti spiega ancora Stoppani rappresenta una beffa, visto che subiscono azioni offensive che per di più danneggiano la loro reputazione commerciale».

Tra i ristoratori comunque, le grane non finiscono qui: «Mi ritrovo, tra il mio personale racconta Fabio Acampora, titolare dei quattro «Porteño» presenti a Milano, tutti ristoranti specializzati in carne argentina - molti dipendenti che non si sono ancora immunizzati. Alcuni sono prenotati e in attesa del loro turno, altri invece non lo faranno. Come mi devo comportare?». In ogni caso, i suoi locali hanno tutti più o meno 150 posti all'interno già distanziati. Le verifiche sulla certificazione verde le farà la stessa persona che si occuperà di misurare la febbre: «Ma la cosa peggiore prosegue Acampora sarà il controllo che faranno le autorità ai clienti. Non è bello che entrino nel ristorante a chiedere il Green pass».

Dalla prefettura, comunque, assicurano che al momento oltre alle direttive nazionali, non è stata predisposta nessuna disposizione locale in particolare. Anche il Comune non metterà in campo un piano specifico di controllo. D'altronde, lo stesso sindaco Giuseppe Sala si è sempre detto favorevole alla certificazione verde, sottolineando come le verifiche potrebbero tranquillamente essere fatte dagli stessi ristoratori nel momento stesso in cui misurano la temperatura ai clienti. «Purtroppo ribatte però Acampora non abbiamo attrezzatura specifica per questi controlli».

Un argomento sollevato anche da Emma Marveggio, titolare dello «Sciatt à Porter», ristorante in zona Garibaldi che può ospitare almeno 35 clienti all'interno e un'altra trentina fuori: «Ci dovrebbero fornire una macchina apposita con la quale scannerizzare i codici commenta Noi non abbiamo la possibilità economica di mettere una persona fuori, né di assumere qualcuno che lo faccia». Tuttavia, «ci adatteremo con una soluzione casereccia continua Marveggio la persona che accoglierà i clienti avrà il nostro telefono con l'App e farà sedere soltanto coloro che hanno il Green pass».

Per Alfredo Zini invece, proprietario del ristorante «Al Tronco» in zona Farini, il problema sembra essere quello dell'effettivo riconoscimento dei clienti: «Come faccio a sapere afferma che quel Green pass sia davvero della persona che si presenta? Dovrei chiederle la carta d'identità, ma non ne ho l'autorità. Potrebbero farlo le forze dell'ordine, ma non possono certo mettersi fuori da ogni locale a controllare». E anche in riva alla Darsena, vanno avanti i preparativi per i controlli sulla certificazione: «La nota dolente commenta Michele Berteramo, proprietario del Movida, un cocktail bar sui Navigli arriva nel momento in cui, se devo far sedere cento persone, per forza di cose devo metterne una che controlla».

Insomma, «l'ennesimo mattone che ci viene caricato sulle spalle conclude Berteramo un onere che si aggiunge ai tanti problemi che già abbiamo».

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