Ritratti di signora dalla bottega dei fratelli Pollaiolo

La casa museo rende omaggio ai maestri rinascimentali Riunite le quattro dame con prestiti da Berlino, Uffizi e Met

Ritratti di signora dalla bottega dei fratelli Pollaiolo

Forse non è corretto svelare subito la chicca finale, ma «Le dame del Pollaiolo» - i quattro magnifici ritratti di donna rinascimentale realizzati tra il 1465 e il 1480 - non se ne avranno a male. Perché la vera sorpresa della mostra-evento al Museo Poldi Pezzoli di via Manzoni, aperta al pubblico da domani e fino al 16 febbraio, sta nel poter vedere, per la prima volta, le celebri dame anche con il profilo a destra, anziché a sinistra. Tutto merito di un allestimento originale, curato da Luca Rolla e Alberto Bellini, che gioca con i riflessi degli specchi e con pannelli in simil-cemento, di un grigio quasi lunare, capaci di esaltare, se ancora ce ne fosse bisogno, la grandezza dell'arte di Antonio e Piero del Pollaiolo.

«Ci sono voluti cinque anni per realizzare una mostra cos컸 spiega emozionata Annalisa Zanni, direttore del Poldi Pezzoli e curatrice, con Aldo Galli e Andrea di Lorenzo, di un progetto unico: mettere per la prima volta una accanto all'altra le quattro dame del Pollaiolo ad oggi conservate al Poldi Pezzoli, di cui è anche immagine-icona, al Met di New York, agli Uffizi di Firenze e alla Gemäldegalerie di Berlino. Vista l'eccezionalità dei prestiti, gli spazi espositivi della casa-museo di via Manzoni sono stati letteralmente invasi da opere rinascimentali, provenienti anche dal Bargello, dal Louvre, dal Museo dell'Opera del Duomo di Firenze. E se la suggestione della mostra sta tutta nell'ultima sala, dove le quattro signore, probabilmente in posa per un ritratto nuziale, paiono squadrarsi l'un l'altra e confrontare la preziosità delle loro vesti, va detto che l'esposizione, organizzata dall'Associazione Amici del Poldi Pezzoli, comune di Milano e da Skira (che ne cura anche il catalogo), è una riflessione scientifica e accurata sul rapporto tra Antonio (1431-1498) e Piero (1441-1496) Benci, detti del Pollaiolo. Figli di un venditore di polli, andarono a bottega da Maso Finiguerra. A vent'anni, il talento di Antonio esplode con la creazione della strepitosa crocifissione di argento (57 chilogrammi di peso) destinata al Battistero di Firenze, il pezzo che ora apre la mostra. Antonio è orafo, scultore e disegnatore raffinatissimo: il suo tratto è sinuoso, leggero, moderno. I suoi nudi, come nella celebre «Battaglia dei dieci nudi», affascinarono nei secoli i collezionisti, per non parlare dei disegni per i preziosissimi paramenti liturgici del Battistero di Firenze. E Piero? A quel Piero rubricato da Vasari a mero aiutante del fratello – mentre, i documenti lo dicono, aveva una bottega tutta sua - viene restituita la fama che merita. Basterebbe del resto osservare il piccolo ma cesellato olio «Apollo e Dafne» per scoprire un tratto artistuco completamente diverso da quello di Antonio.

Il paesaggio sfumato su modello leonardesco, la cura dei volti, la raffinatezza delle vesti ci conducono, nella sala successiva, all'incontro con le dame, tutte attribuibili, secondo i curatori della mostra, alla mano di Piero, il figlio del pollivendolo che sapeva rendere su tela meglio di chiunque altro la raffinatezza della sua epoca.

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