Rogo al centro di accoglienza Evacuati 50 rom, nessun ferito

Le fiamme hanno avvolto le stanze Ospiti trasferiti in altre strutture

E' divampato un incendio ieri nel centro di emergenza sociale di via Barzaghi 2. L'allarme è scattato intorno alle 15.30, quando nella struttura si trovavano quarantotto persone tutte di etnia rom, che sono state immediatamente fatte evacuare. Per fortuna nessuno è rimasto ferito. «L'incendio è esploso, probabilmente per un problema elettrico, in una delle tre camere» hanno fatto sapere da Palazzo Marino. I vigili del fuoco hanno spento il rogo che si stava propagando anche nelle altre due stanze della struttura che accoglie famiglie con problemi. Il vano colpito è di circa 300 metri quadrati. Sono stati distrutti suppellettili e oggetti. L'intervento della protezione civile e della polizia locale ha favorito il buon fine dell'operazione. Le tre stanze del centro di emergenza sociale sono state dichiarate inagibili almeno per qualche giorno. «Tutti gli ospiti, ottantacinque persone ovvero ventidue nuclei familiari, provenienti dagli allontanamenti dalle occupazioni abusive di aree e appartamenti a Milano, troveranno una sistemazione provvisoria negli spazi rimasti utilizzabili in via Barzaghi, in via Lombroso (il secondo Ces) o nei centri di autonomia abitativa gestiti dal Comune», spiega Marco Granelli assessore alla Sicurezza e alla coesione sociale.Tra gennaio e giugno del 2015 in via Balzaghi si sono registrati cento e ottanta ingressi in totale, settantuno persone, ovvero il 39 per cento, sono rom provenienti da aree ed edifici dismessi, mentre cento e nove, il 61%, sono soggetti provenienti da appartamenti di edilizia residenziale pubblica, approdati in via Barzaghi dopo gli sgomberi. Ci sono famiglie sudamericane sgomberate dal palazzone Aler di via Comacchio 4, interamente occupato da abusivi, dove vennero svuotati cinquantasei alloggi e allontanate circa duecento uomini e donne, tra cui cinquanta bambini. Il centro di via Barzaghi accoglie genti di tutte le etnie.

Per ciascuna famiglia si studia una sorta di «progetto di inserimento sociale», visto che la permanenza in un centro di emergenza sociale è al massimo di sei mesi, e il passo successivo è il centro di autonomia abitativa di via Novara, dove si può restare per due anni al massimo. Ciascuna famiglia è tenuta a provvedere da sé al cibo e alle necessità quotidiane, e viene seguita da operatori sociali.

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