Sì alla nuova moschea Caos a Palazzo Marino: "Premiata l'illegalità"

Via libera del vicesindaco al luogo di culto nato senza i permessi e conteso da due fazioni del mondo islamico. Pdl-Lega all’attacco

Sì alla nuova moschea Caos a Palazzo Marino: "Premiata l'illegalità"

È scontro sul vialibera alla moschea diCascina Gobba. La vicesindaco, Maria Grazia Guida, ha intenzione di «legalizzare» la «moschea» nella palazzina ex Aem,al civico366 di via Padova. La vice-sindaco, dopo aver visitatoil luogo di preghiera, lo ha trovato «or­dinato e privo di gravi irregolarità» e meritevole di quella che ha chiamato «legalizzazione». «Mi sembra che non ci siano ostacoli» ha detto, e «La Repubblica» lo ha riportato nei giorni scorsi.

Forse non troverà ostacoli la giunta, ma l’ok della Guida scatena una serie di reazioni e perplessità. L’ex vicesindaco Riccardo De Corato, intanto, preannuncia una segnalazione alla Corte dei conti nel caso in cui vengano «spesi soldi pubblici» per la manutenzione dei luoghi. Ma il caso è emblematico e discusso anche per la storia recente della palazzina. L’associazione islamica che oggi gestisce Cascina Gobba è protagonista di una delicata vertenza legale che la vede contrapposta ai dirigenti della Casa della cultura islamica di via Padova. Qui, ma al civico 144, ha sede quest’altra associazione, da sempre in ottimi rapporti con il Comune (e con la Curia). La dirige Mahmoud Asfa, architetto giordano che è stato premiato con l’Ambrogino d’oro nel 2009. «La nostra scelta di rispettare le regole ci è costata - aveva detto in quella occasione Asfa - Abbiamo subito una scissione da parte di chi voleva fare la moschea senza permessi, a Cascina Gobba, e abbiamo un contenzioso legale».

La vertenza, che ha spaccato lo stesso mondo islamico milanese - o almeno il suo centro islamico più importante - ha per oggetto proprio la proprietà della palazzina, ed è ancora aperta. Anche per questo la scelta della giunta di intervenire viene aspramente criticata dall’opposizione. Di «logica clientelare» parla il consigliere comunale del Pdl Matteo Forte: «La giunta - afferma Forte - non solo si infila in una diatriba finita in tribunale tra due componenti contrapposte, ma addirittura ignora le istanze di un Ambrogino d’oro come Asfa Mohamoud e incorona la fazione che ha agito fuori dalle regole e in modo unilaterale». Il timore insomma è che la linea della Guida possa essere interpretata come un segnale di minor rigore. Commentando le novità, il più stretto collaboratore di Asfa, Mohamed Danova, prima si lascia scappare un eloquente «siamo in Italia», poi corregge il tiro, sostenendo che ciò che conta è il risultato («l’importante è che alla fine abbiamo un luogo dignitoso»). Il timore di tanti è che la linea «buonista» del Comune possa mettere in difficoltà l’ala del mondo islamico più moderata e attenta alle regole. Creando pasticci ulteriori. La Lega almeno è decisa a riaprire questo fronte. Il capogruppo Matteo Salvini commenta: «Questa linea è un’immorale istigazione a non rispettare le regole e un segnale pericoloso». Salvini annuncia: «Faremo un referendum consultivo nei quartieri». E prevede: «Bloccheremo questa iniziativa e quella di Sesto».

Il coordinamento dei centri islamici milanesi, con Davide Piccardo, precisa che la visita e le dichiarazioni del vicesindaco risalgono ad alcuni mesi or sono, e quanto al merito del caso spiega: «Il contenzioso esiste, è vero, fra ex membri dell’associazione. Ma le prime sentenze hanno dato ragione a quelli di Cascina Gobba, e hanno sancito il fatto che la loro espulsione era ingiusta.

Comunque il Comune parla con i titolari dell’immobile, se il giudice dirà che sono altri, allora il Comune parlerà con altri. Il Comune porta avanti una linea di trasparenza e legalizzazione. E lo fa con quindici centri islamici. Dialoga con tutti ed è al lavoro con tutti».

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