Si fa presto a dire festa. Fosse per i centri sociali, poi, ci sarebbe da celebrare qualcosa ogni giorno dell'anno. E fare baldoria non è reato, ma intitolare l'evento al delta-9-tetraidrocannabinolo (detto comunemente Thc, ovvero uno dei maggiori e più noti principi attivi della cannabis) e poi farsi le canne tutta la sera con tanto di cartelli che inneggiano all'iniziativa distribuendo docetti «in tema» un reato dovrebbe esserlo eccome.
Non lo è per i giovani amici del sindaco Pisapia, i ragazzi dello Zam, il centro sociale che ha occupato la ex scuola media «Giulio Cesare» in un antico ma assai appetibile palazzo in piena zona Ticinese, in via Santa Croce 19, un immobile dal valore a parecchi zeri.
Ne sa qualcosa Marco Bestetti, 26enne coordinatore Forza Italia giovani Milano e consigliere di zona 7. Deciso a intrufolarsi sabato sera come uno qualunque alla «Thc Fest» non era ancora arrivato, che già sentiva da lontano, tutto intorno al Parco delle Basiliche, l'odore intenso della marijuana.
«Alla cassa all'ingresso era appeso un cartello che prometteva un biscotto alla ganja (termine hindi con cui è definita la marijuana, ndr) da ritirare al primo piano - spiega Bestetti -. E mentre alcuni ragazzi distribuivano un volantino contro lo sgombero del Lambretta, nel cortile almeno un centinaio di ragazze e ragazzi erano intenti a fumarsi ognuno il proprio spinello, mentre dall'interno arrivava musica assordante».
Dopo aver preso una birra, rigorosamente senza scontrino, Bestetti ha raggiunto il primo piano per ritirare il suo biscotto alla marijuana. «E lì, dietro il vetro di quella che era la segreteria della scuola, integralmente coperto da un grosso telo nero per un far vedere chi ci fosse celato, da una piccola fessura si consegnava un ticket preso all'ingresso e si riceveva in cambio, da una mano anonima, un biscotto di marijuana» racconta ancora il coordinatore Forza Italia Giovani.
Insomma: per lo Zam la ganja va bene, ma chi te la dà deve restare rigorosamente anonimo e poco ci manca che serva pure la parola d'ordine. Viene da chiedersi se i ragazzi tanto aperti a questo genere di iniziative in fondo, quando si passa dal dire al fare, non se ne vergognino. Altrimenti perché tutto questo mistero da parte di chi sostiene di essere aperto a tutto al punto da organizzare corsi sadomaso? Ma gli stupefacenti no, quelli sono un'altra cosa. E lo sanno bene anche i giovani dello Zam, al punto da nascondersi dietro un telo, affidando a una mano rigorosamente senza nome l'atto finale della consegna della droga.
«Dopo aver rifiutato il bis di biscotto alla ganja, me ne sono andato.
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