Sacerdoti e politica: è la fine di un'epoca

di Luca Doninelli

I tempi sono veramente cambiati. Nel documento della Curia milanese sulle elezioni compare una frattura che non può non balzare agli occhi.
Da un lato, vi troviamo la ben nota raccomandazione, rivolta a tutti i cristiani, ad assumersi tutti gli onori e gli oneri richiesti a qualunque cittadino responsabile. Si raccomanda inoltre la difesa sempre e comunque dei valori non negoziabili (famiglia, diritto alla vita, principio di sussidiarietà libertà educativa) che qualificano l'espressione pubblica di un cattolico.
Dall'altro lato, però, si raccomanda anche molta prudenza riguardo alle conseguenze che se ne potrebbero trarre, fino al rischio della «strumentalizzazione», com'è accaduto abbastanza normalmente in passato. E quindi niente assemblee politiche o incontri con candidati negli spazi della chiesa, niente impegno in politica dei sacerdoti, niente politici di riferimento, almeno in pubblico.
Quest'ultima indicazione può sembrare in contrasto rispetto al passato dove le diverse «anime» della Chiesa ambrosiana si sono espresse sovente con un abbraccio esplicito a questa o quella parte politica.

L'impressione è quella di un cambiamento non tanto nelle linee-guida della Chiesa quanto di un radicale mutamento nel rapporto tra i cittadini e la politica: rapporto di cui, com'è ovvio, la Chiesa non può non tener conto. In altre parole: siamo di fronte non tanto a un mutamento di rotta quanto alla presa d'atto di una mutata situazione.

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