«A quei politici dalla memoria corta o dalla scarsa conoscenza della nostra storia che mostrano indifferenza, o peggio disprezzo verso il 25 Aprile dico: voi offendete la democrazia, presente a venire!». «Milano farà la propria parte più che mai, tutti ci guardano e noi siamo chiamati ad essere la città più antifascista d'Italia, risponderemo colpo su colpo». Pillole dal palco di piazza Duomo. Il sindaco Beppe Sala chiude il lungo comizio antifascista (e anti-Salvini) alzando una gerbera rossa e incassa applausi. Sono stati oltre 70mila ieri secondo il presidente Anpi Roberto Cenati i partecipanti al corteo per l'anniversario della Liberazione. Dietro allo striscione del Pd il segretario Nicola Zingaretti e i candidati lombardi in Ue, Giuliano Pisapia, Patrizia Toia, Irene Tinagli, Pierfrancesco Majorino. Unico esponente del governo il sottosegretario M5S Stefano Buffagni («io sono qui, quindi il governo è presente, è un segnale chiaro. Dopodiché la festa è di tutti e non vogliamo che qualcuno se ne appropri, sarebbe una strumentalizzazione inutile»). Il governatore Attilio Fontana ha sfilato in corteo a Varese. Il leader della Lega Matteo Salvini invece ha preferito inaugurare a Corleone, in Sicilia, un commissariato di Polizia in segno della «lotta quotidiana per la liberazione da mafia, 'ndrangheta e camorra». Ma Sala va all'attacco: sul palco rimarca che «è profondamente giusto essere qui, anzi non c'è nessun altro posto dove si dovrebbe essere in questo momento». E a margine contesta che «Salvini poteva occuparsi di mafia ieri e domani, questa giornata è sacra. C'è sempre l'allarme fascismo. Non penso certamente che Salvini voglia essere da quella parte ma anche snobbare il 25 Aprile non va bene. E vedo troppa tolleranza verso formazioni fuori dalla Costituzione». Parte da lì per arrivare a un altro tema calco: «Non ho nulla contro la memoria di Sergio Ramelli, anzi, ma quando vedo anche le firme di 60 parlamentari che chiedono al prefetto una manifestazione promossa da forze anticostituzionali dico stiamo attenti a questi messaggi. Vedo troppa tolleranza». Il prefetto ha vietato il 29 aprile la fiaccolata promossa da Forza Nuova, Lealtà e Azione e CasaPound in ricordo del giovane attivista di Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 dai militanti di Avanguardia Operaia, l'avevano sostenuta con una lettera anche 60 esponenti di centrodestra, compresa la leader Fdi Giorgia Meloni. Per Sala «il prefetto ha fatto benissimo a vietarla». E torna a insistere: «Il 25 non è la festa di tutti, ma di chi crede nella libertà come condizione di civiltà». Dal palco, a un mese e un giorno dal voto per le Europee, dichiara che «oggi il processo unitario europeo sembra essersi inceppato. La cosa che ritengo più preoccupante è la mediocrità del ceto politico che non riesce ad eguagliare la statura dei padri fondatori. E la pace identitaria oggi è minacciata dal risorgere di egoismi identitari che pensavamo relegati a epoche passate». Sala torna a parlare dello striscione in onore a Mussolini srotolato da ultrà laziali in piazzale Loreto e dei cori antirazzisti mercoledì sera a San Siro: «Serve una condanna forte da parte delle società, non possono lavarsene le mani. Mettersi contro i tifosi ha dei rischi ma si sono superati i limiti».
Lega Serie A e il presidente del Milan Scaroni hanno condannato «con fermezza» il razzismo in campo, quello della Lazio Lotito aveva subito preso «nettamente le distanze» dallo striscione.Lungo il corteo la solita fiera degli abusivi, «vino antifascista» a 1,5 euro, «acqua partigiana» a 1 euro e la bandiera della pace a 5. Business is business.
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