Non ha avuto una reazione isterica come a metà dicembre, quando apprese a mezzo stampa di essere indagato per la maxi gara per la Piastra di Expo e si autosospese per cinque giorni dalla carica. Ma anche ieri Beppe Sala ha scoperto solo dal Corriere della Sera che la Procura Generale lo stava indagando anche per turbativa d'asta (per l'acquisto degli alberi, all'interno dello stesso appalto) e si è infuriato. I fatti si riferiscono a quand'era commissario del 2015. Una reazione che trapela dal comunicato ufficiale con cui già in mattinata ha voluto evitare che si aprissero dubbi sull'interruzione o meno dell'incarico. «La storia purtroppo di ripete, anche questa volta è un articolo di giornale a diffondere notizie di un provvedimento che mi riguarderebbe e che è ancora coperto dal segreto istruttorio» attacca il sindaco. «Non intendo commentare in alcun modo ogni possibile iniziativa della Procura Generale - prosegue -. Non lo farò nè oggi nè in futuro. Provo solo una profonda amarezza, soprattutto pensando a quanto ho sacrificato per poter fare di Expo un grande successo per l'Italia e per Milano. Troverò in ogni caso in me le motivazioni per continuare a svolgere con la massima dedizione possibile il mio lavoro al servizio della città». Non aveva già in agenda appuntamenti ufficiali in giro per la città per la giornata di ieri, anche la seduta di giunta si era tenuta giovedì e se l'altra volta Sala aveva riunito subito gli assessori per anticipare prima a loro i motivi dell'autosospensione, l'assessore Pierfrancesco Majorino riferisce che ieri non «ce n'è stato il bisogno, e siamo tutti al suo fianco». Solidarietà sarebbe stata espressa da tutta la squadra nella chat creata su WhatsApp per le comunicazioni interne. «Andiamo avanti e lavoriamo» scrive su Facebook Majorino rilanciando la nota del sindaco. «Continuiamo con impegno e determinazione il lavoro al servizio della nostra città sperando che questa situazione si possa chiarire e chiudere rapidamente. Sono vicino al mio sindaco» si allinea l'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran. Sala riunisce in ufficio il legale, l'entourage più ristretto, il capo di Gabinetto Mario Vanni e si confronta sulla linea da tenere. Intanto per evitare l'assalto delle telecamere non parteciperà più oggi a tutto il corteo del Gay Pride ma aspetterà il popolo arcobaleno solo all'arrivo alle 18 in Porta Venezia, e parlerà dal palco.
Si era impegnato a celebrare le nozze civili tra la consigliera Pd Diana De Marchi e il compagno Maurizio Lagomarsino e non annulla l'appuntamento, anzi nella sala matrimoni a Palazzo Reale si lascia andare a battute con la coppia insieme da 37 anni, «a Milano se ne vedono di tutti i colori, compreso questo matrimonio riparatore». E ricordando con indosso la fascia tricolore il dovere di assumere un indirizzo in comune e provvedere all'educazione dei figli si augura «che lo abbiate concordato da mò o sareste messi male». Tornando a Palazzo Marino alla domanda se intensa autosospendersi ripete per tre volte «no» e avverte: «Quello che dovevo dire l'ho detto nel comunicato stampa, da ora in poi non intendo fare altri commenti su questo tema. Dimettermi in caso di rinvio a giudizio? Lavoro, e torno a lavorare».
Arriva «piena fiducia a Sala» dai segretari locali del Pd Pietro Bussolati e Alessandro Alfieri, «un bravo sindaco e prima un manager che ha portato a compimento e al successo Expo. Siamo certi che alla fine sarà fatta chiarezza».
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