«Moderato ottimismo». La sintesi della prima giornata di saldi è nel commento di FederModaMilano che, a discapito della crisi e delle fosche previsioni, registra un aumento delle vendite del quattro per cento rispetto ai ribassi stagionali dello scorso inverno. Eppure la partenza di ieri pareva in sordina. «Ci sono tantissime persone in giro da questa mattina - racconta una commessa del centro - ma sono ancora poche quelle con qualche pacco in mano, speriamo che vada bene».
I migliori segnali li hanno avuti alcune grandi catene di abbigliamento, soprattutto se a buon mercato come «H&M». In quel caso c'è stata ressa, code e attese per cercare smaniosamente l'affare tanto atteso. L'occasione per tanti fidanzati di passare del tempo tra un negozio e l'altro di scarpe, molte improbabili, con fidanzate trepidanti all'idea di gettarsi in uno dei mega negozi del centro. La convinzione diffusa resta che le vacche grasse non torneranno più: anche in via Montenapoleone, una delle vie regine della moda, si fatica a vedere tre o quattro persone per negozio. Forse anche perché non è più tempo di tazzine da the da 340 euro, o almeno ci si pensa due volte prima di acquistarle nonostante la firma di prestigio. L'unico punto vendita di fronte al quale si vedono code è quello delle Hogan, ma tra le varie boutique è un caso raro. Per i corsi e vicoli del centro le code maggiori si creano ancora una volta di fronte a chi vende prelibatezze culinarie: i panzerotti di Luini, la pizza di Spontini o i dolciumi della pasticceria Cova. Giusto per citare gli esempi più evidenti.
Ma sono anche tanti i negozianti che hanno considerato poco i saldi, da Corso Italia a Largo La Foppa in molti sono rimasti in vacanza fino a dopo l'Epifania. E ancora si vedono diverse vetrine serrate dopo il fallimento del negoziante, alcune delle ferite inflitte dalla crisi al settore del commercio milanese e non ancora rimarginate. C'è anche chi, come Prada, ha nascosto in un angolo della vetrina l'avviso dell'inizio dei saldi. Poi ci sono negozi monomarca in cui proprio non esistono saldi: «Il negozio è stato rinnovato a adesso vendiamo prodotti di un'azienda tedesca - spiega un commesso - perciò noi di saldi qui proprio non ne facciamo». Nel negozio si vendono quasi solo valigie rigide e sembra che le aziende teutoniche non sentano la necessità di affidarsi ai saldi per dare respiro al registratore di cassa.
Poi c'è chi invece ha provato ad attirare clienti lanciandosi in annunci di saldi fino al 90%, come uno store di abbigliamento vicino a San Babila che aveva in vendita anche oggetti molto particolari. Il premio del più improbabile forse va alla borsa con appesa una coda pelosa. E, visto il via vai, sembra che gli annunci abbiano sortito l'effetto sperato almeno in termini di visite. Ma oltre a questo esempio ci sono altri che hanno pubblicizzato ribassi oltre la soglia indicata da alcune associazioni di consumatori: il limite per uno sconto credibile era tra il 30 e il 40%. In pochi lo hanno rispettato. Più numerosi di altri i cartelli con scritto - 50% in tutte le vie, ma non mancavano molti con numeri più alti.
Chi lo ha scritto anche in più lingue e chi ha cercato formule originali e giochi di parole, il commercio milanese sta provando a uscire dalla crisi anche se la parola saldi non basta più per attirare clienti. Perché in giro ci sono tante persone, ma pochi soldi. Eppure, nonostante tutto, qualcosa si muove.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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