Sale gioco, i finti divieti che non servono a nulla

Sale gioco, i finti divieti che non servono a nulla

Slot machines, aree dedicate al bingo, sale giochi. I milanesi impazziscono per l'azzardo e non è solo un modo di dire. Questi luoghi in cui si perdono soldi e spesso anche salute, relazioni, vita, nascono come funghi ovunque, anche nel centro di Milano. Poche notti fa, in via Arco, proprio dietro Foro Buonaparte, una rapina a mano armata con bottino da trentamila euro: a segnalare che le conseguenze negative non toccano solo i giocatori e la loro cerchia familiare, ma tutti i cittadini, che vedono crescere ancora, come se ce ne fosse bisogno, i problemi di sicurezza e di ordine pubblico.
Una nuova sala si aggiungerà a breve in piazza San Simpliciano, nella quiete di uno degli angoli più suggestivi di Brera. E poi l'ormai annosa sala giochi di piazza Diaz, dove si registra un gran andirivieni di scommettitori. Per non dire dei bar, sempre più numerosi, che ospitano queste insaziabili macchinette mangiasoldi e inghiotti speranze. Tutti segnali che raccontano come, lentamente ma inesorabilmente, i nuovi luoghi del disagio entrino a far parte del panorama normale della nostra quotidianità, persino nelle strade più blasonate. Non c'è bisogno di nascondersi, il vizio conquista i luoghi palcoscenico della città.
Così, sembrano un po' riduttive le proposte che arrivano dalla Regione e che invitano a tenere lontane le sale da gioco dalle scuole, dalle residenze per anziani e adesso anche dai Compro Oro. Come se quei trecento metri da percorrere potessero essere un ostacolo per chi è entrato in un tunnel che lo depreda e gli rovina la vita. Come se una persona che arriva a vendersi i gioielli di famiglia per trasformarli in colpi di slot potesse farsi spaventare da un isolato in più da attraversare. Tanto più se il punto di approdo finale è un luogo al di sopra di ogni sospetto e censura come San Simpliciano o via Arco.
Per carità, tutto ciò che ostacola l'ennesima partita al videopoker è un bene. Ma è anche un palliativo, una finta soluzione per un allarme che dilaga su strade reali e virtuali. I giochi on line conquistano ogni giorno che passa fette di mercato. E forse servirebbero misure più incisive che piccoli divieti buoni a complicare un po' le puntate.
Le slot machines sparse per la città sono ottomila, secondo i dati dell'agenzia Dogane e Monopoli. I negozi milanesi che ospitano le macchine arrivano a quota duemila. E il dato più impressionante è quanto buttano dentro i milanesi: 2 milioni e 400mila euro al giorno. Circa 750 milioni di euro fagocitati ogni anno. Secondo l'Agenzia della Sanità, giocano il 66% dei disoccupati e il 47% degli indigenti. L'incidenza delle ludopatie, le malattie da dipendenza, è in continua ascesa, così come il numero dei suicidi. Insomma, i costi sociali sono altissimi e ricadono su tutti noi.
In Lombardia i malati sono stati quantificati in 25.000 dalla Regione.

La nuova legge regionale introdurrebbe l'obbligo di ricorrere alla carta regionale dei servizi per giocare, così da controllare i tempi e interrompere gli eccessi. Un passo in più. Ma forse non è ancora abbastanza per contrastare un fenomeno che fa ogni giorno nuove vittime.

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