Cronaca locale

Salvini: «Nomi? C'è tempo» Ma Ncd scalpita e minaccia

Alla vigilia della manifestazione di Bologna, tra Roma e Milano si discute d'intese con la Lega

Un pranzo a palazzo Grazioli con il presidente Silvio Berlusconi e i vertici che il partito. Temi nazionali che però diventano subito lombardi, del Nord, per via di uno dei piatti principali serviti dal Cavaliere: i rapporti con la Lega. Sembra proprio che Silvio Berlusconi non andrà a Bologna, dove è in programma la manifestazione di Matteo Salvini o se all'ultimo momento deciderà di farlo, sarà in qualità ospite.

Ciò significa che anche gli esponenti di Forza Italia, già pronti a organizzare una calata in massa con i pullman, hanno rivisto un po' i piani. «Sì presidente, sì party. No presidente, no party» dice scherzando ma non troppo Fabio Altitonante, neo coordinatore di Forza Italia. Se qualche pullman verrà organizzato comunque, la partecipazione alla manifestazione della Lega è affidata e eventuali adesioni spontanee, simpatizzanti del centrodestra che decideranno di muoversi da soli, in macchina, in treno o in autobus in direzione Bologna.

Spiega Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia, dopo il vertice nazionale del partito, che al di là della presenza o meno dei vertici azzurri a Bologna, l'alleanza con la Lega è salda: «L'obiettivo è lo stesso: dare agli italiani un'alternativa solida e credibile al governo Renzi. Occorre discutere sul come, però». E Bologna non è il centro della vita del centrodestra: «La discussione non comincia e non finisce a Bologna, perché l'alleanza tra Lega Nord e Forza Italia dura da oltre vent'anni e non è in discussione. Un rapporto sempre alla pari, senza sudditanza, da parte di nessuno. Occorre partire dalla comune esperienza di governo in molte realtà, come Lombardia, Liguria e Veneto. Il resto sono solo chiacchiere che non portano a niente».

A parlare del candidato sindaco è Matteo Salvini: il leader della Lega annuncia che, Bologna o no, incontrerà Silvio Berlusconi prima di domenica, giorno della manifestazione. Di nomi speciali Salvini ha già detto che secondo lui a Milano non ce n'è bisogno: «I candidati possono anche essere persone assolutamente normali, lo dirò a Berlusconi: non dico sconosciute, ma normali. Imprenditori, commercianti, artigiani, farmacisti, medici. Non ho bisogno del grande nome, onestamente, come Lega». Ma soprattutto dà una preziosa indicazione sui tempi, in netta controtendenza con quel che da tempo dichiara il governatore della Lombardia, Roberto Maroni. «I nomi arrivano alla fine: a Roma, a Milano, come a Bologna, a Trieste o a Torino» dice Salvini, mentre Maroni insiste a dire che c'è fretta di decidere.

Nel frattempo, a Milano, continua il dibattito sulle alleanze con Ncd. Ad alzare la voce e a chiedere «tempi rapidi» questa volta è il coordinatore regionale, Alessandro Colucci, solitamente molto pacato: «Il tempo stringe e alcuni alleati continuano pericolosamente a temporeggiare senza prendere una decisione definitiva, dimostrando così di avere ben poco a cuore il bene dei milanesi». Toni che alludono all'intenzione di prendere un'altra strada: «Se i tempi dovessero ulteriormente allungarsi, prenderemo di conseguenza la nostra decisione, sempre guardando alla tradizione del centrodestra di cui facciamo parte e che noi non vogliamo svendere».

Colucci bolla la manifestazione organizzata da Salvini a Milano come divisiva: «Poteva essere l'opportunità per chiamare a raccolta tutto il popolo del centrodestra e lanciare un progetto politico nuovo e realmente alternativo alla sinistra, invece per veti e inutili polemiche si ridurrà a un momento di sfogo contro qualcosa e qualcuno, in perfetto stile grillino».

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