Cronaca locale

Salvini vuole il tridente. Ma Albertini vice divide il centrodestra

Si va verso lo schema Di Montigny sindaco con l'ex a fianco e un ruolo forte per Racca

Salvini vuole il tridente. Ma Albertini vice divide il centrodestra

Un «tridente», sindaco, vicesindaco e un assessore forte. É lo schema che Matteo Salvini ha in mente non solo per Bologna ma anche per Milano, una squadra agguerrita del centrodestra per riconquistare Palazzo Marino dopo dieci anni di giunte Pd. Sul bomber a questo punto restano pochi dubbi, le quotazioni del presidente di Flowe e amministratore delegato di Mediolanum Comunicazione, Oscar di Montigny, genero di Ennio Doris, sono altissime. Prima di sciogliere le riserve ha chiesto di incontrare i leader di Fi Silvio Berlusconi e di Fdi Giorgia Meloni (che non vedrà prima di martedì) e deve abbattere soprattutto i dubbi della moglie Sara e dei cinque figli. Ma già ieri verso sera si è presentato in videoconferenza agli eletti di Fi, consiglieri comunali e di Municipio, Seniores e Giovani azzurri e ovviamente la commissaria cittadina Cristina Rossello. Segnali che la scelta è in dirittura d'arrivo. Ha ripercorso brevemente il suo curriculum da dirigente aziendale, ha fissato come priorità del suo (possibile) mandato «innovazione, sostenibilità, centralità dell'essere umano», ha raccontato agli azzurri anche del suo incontro con il Dalai Lama.

E i vertici del centrodestra vedranno anche la presidente di Federfarma Lombardia Annarosa Racca, che è stata per settimane nella rosa. Lo schema del tridente secondo Salvini vedrebbe un ruolo forte in campagna elettorale e poi a Palazzo Marino per lei. Per la poltrona di vicesindaco la scelta è Gabriele Albertini, anche se dubbi sull'ex primo cittadino già manifestati da Fdi, Fi e Noi per l'Italia durante l'ultimo vertice nazionale sono rimasti. Albertini aveva posto un veto sulla candidatura dell'ex ministro Maurizio Lupi, pronto a fare un ticket ma «non per tutti» aveva anticipato. Ovvio che il presidente di Noi per l'Italia sia ora il primo a contestare l'ipotesi di un ruolo così portante per l'ex sindaco in caso di vittoria. Il capogruppo di Milano Popolare Matteo Forte premette di essere stato «favorevole alla candidature di Albertini sindaco quando gli è stata proposta», dopo il suo rifiuto per motivi personali ha trovato «irrituali i veti sul nome», e ora sottolinea che «un suo ruolo come vice rischia di indebolire politicamente la campagna invece di avvantaggiarla. Il ticket a Roma è tra due nomi civici che si equivalgono, qui parliamo del sindaco di Milano per dieci anni, finirebbe per oscurare il vero candidato e di farlo passare per un prestanome». Conferma i dubbi già espressi nei giorni scorsi il «colonnello» di Fdi Ignazio La Russa: «Albertini era il nostro candidato sindaco, come vice ci stiamo riflettendo, dipende anche dal nome. Non puoi scegliere prima il vice e poi il sindaco». Precisa che la sua «stima verso Gabriele è indiscussa, ma il suo ruolo in un ticket ha il sapore del vorrei ma non posso, allora perchè non si candida? E rischia di depotenziare il candidato».

In casa Lega confermano la linea.

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